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E se fosse tutto un incubo?
Quando Emma si chiamava Susan aveva una bella casa, un marito devoto e soprattutto un bel neonato profumato da stringere ed abbracciare. Adesso Susan si chiama Emma, è una ex carcerata, vive da sola nel terrore che qualcuno possa conoscere il suo passato, il marito l'ha lasciata e non ha più figli. Perché le hanno detto che è stata lei a uccidere suo figlio, che lo ha fatto a seguito della depressione post partum e poi lo ha rimosso. Tutti glielo ripetono e così deve essere, o no? L'arrivo, davanti alla porta di casa di alcuni messaggi ambigui le fanno sospettare di essere stata la vittima di un complotto, e con l'aiuto di quello che crede sia un giornalista inizia a fare delle indagini. E' convinta che suo figlio sia ancora vivo, ma perché le hanno raccontato che lei lo ha uccisa e poi chi sono gli autori di una trama così perfida.
Romanzo originale cha fa leva su quella che probabilmente è la segreta speranza di tutte le persone che hanno perso un caro. Non è vero, è tutto un errore, nonostante le circostanza dicano il contrario.
La prima parte, con continui passaggi tra il passato e il presente è invece piuttosto ambigua, perché si fatica a capire dove l'autrice voglia andare a parare. Tutto viene poi spiegato a tempo debito, ma per quasi tutta la durata del romanzo rimarremo nel dubbio chiedendoci se Emma sia una donna razionale e intuitiva o se Susan le abbia trasmesso la sua follia.