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La bimba perduta e ritrovata
L’incipit è ottimale, ma dopo la prima manciata di capitoli, tutto ti sembra slegato e con poco senso. Giri pagina, incontri uno e ti chiedi: “Ma questo chi è?”. Non dico che arrivi alla fine e ti trovi nella stessa condizione, ma più o meno… Dovrebbe trattarsi di un thriller, perché la protagonista, che da bambina ha avuto un trauma non indifferente, dopo più di trent’anni, ne deve affrontare un altro. Una volta che ti è successa una cosa terribile, non significa che non ti possa succedere di nuovo. Da donna, da un giorno all’altro, sparisce, e non si sa se volontariamente o se perché vittima di qualcuno o di qualcosa di più grande di lei. L’idea non sarebbe male, è il modo con cui tutta la storia si snoda che è davvero noioso ed estremamente prolisso, tanto da farti perdere quasi ogni interesse. La parte che ho apprezzato di più è stato il racconto, a posteriori, del risveglio, di quando era bambina, dopo la strage cui è sopravvissuta. Lei, bambina, si permise di continuare a vivere. Perché è possibile sopravvivere con grazia anche ad un dolore che non passa.