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Chi era Maya?
Il giardino delle farfalle è uno di quei libri che cattura fin da subito, la trama riesce a trasmettere già tanto al lettore che non può far altro che acquistare il libro e leggerlo. Beh, almeno questo è quello che è successo a me.
La storia raccontata da Dot Hutchison è qualcosa di spaventoso e originale, l’idea di fondo è straordinaria ed altrettanto straordinaria è la capacità con cui è riuscita a mettere nero su bianco la sua idea e renderla tangibile con le sue descrizioni. Un libro riuscito in tutto e per tutto, assolutamente da leggere.
Maya, o almeno così viene chiamata adesso, è la protagonista della storia insieme agli agenti dell’FBI
Victor Hanoverian e Brandon Eddison che la stanno interrogando. La ragazza infatti è stata ritrovata in un luogo dell’orrore e sembra l’unica in grado di poter fornire delle risposte e poter fare chiarezza su una vicenda oscura e terribile. Ma Maya ha sofferto troppo nella vita e ha imparato ad essere forte, a non lasciarsi andare alle emozioni e a non dare troppo alle persone. Ricostruire gli avvenimenti sarà difficile e credere che Maya non abbia nulla a che fare con il colpevole è un azzardo, vista la riluttanza della ragazza a raccontare cosa sia successo.
Attraverso lunghi flashback Maya racconterà ai due agenti, e a noi lettori, gli anni precedenti, a partire dalla sua vita precedente per poi arrivare al momento del rapimento e agli anni passati in quel “giardino”. Maya infatti è una delle tante ragazze-farfalle intrappolate da un uomo che prova piacere a violentarle ripetutamente e soprattutto renderle delle farfalle vere, ogni nuova ragazza che arriva nel luogo degli orrori infatti viene marchiata con un tatuaggio sulla schiena che ricrea le ali di ogni specie di farfalla. In questo modo le vittime rinascono, come farfalle, con un nuovo nome. Il loro passato non ha più valore.
Rinchiuse in questo giardino le ragazze dovranno fare i conti con la dura realtà. L’uomo va avanti indisturbato da anni, non c’è speranza di uscirne vivi, l’unica fine è segnata dalla morte.
Non voglio svelarvi altro sulla storia, perché tanti sono i colpi di scena che si delineano attraverso le parole di Maya. La verità è terribile e inimmaginabile, ma Don Hutchison riesce perfettamente a descrivere tutto con semplicità, permettendo al lettore di avere un’idea chiarissima della storia. Ho apprezzato molto la componente psicologica, Maya di fatto ci viene presentata a 360° chiarendo perfettamente le motivazioni del suo atteggiamento nei confronti degli agenti. La protagonista credo che sia il personaggio meglio riuscito, mi è piaciuta tanto perché nonostante sia restia a raccontare la verità e nonostante faccia la dura, in fondo è una ragazza che ha sempre visto il brutto della vita e che crede di essere sola nel mondo.
Attraverso lunghe descrizioni e ricordi si delinea quindi la storia de Il giardino delle farfalle, un thriller psicologico davvero inquietante e assolutamente in grado di stupirvi, fino all’ultimo e grande colpo di scena finale. Insomma un libro assolutamente consigliato!