Dettagli Recensione
Il traghettatore è un mezzo flop...
Il traghettatore scritto da William Peter Blatty, consta di 200 pagine, il titolo originale è Elsewhere. Riguardo la scelta del titolo, non mi pronuncio, poiché è solo una questione di gusti. Il traghettatore è’ una ghost story, dalla trama molto intrigante. L’agente immobiliare newyorkese Joan Freeboard, ha l’occasione di vendere una villa degli anni 30 su posta un’isola, Elesewhere appunto, dove sono stati commessi diversi omicidi, e la casa sembra essere infestata dai fantasmi. Joan allo scopo di vendere la casa, ingaggerà una sensitiva, uno scrittore ed un esperto del paranormale. Il gruppo dovrà abitare nella villa per una settimana, alfine di sfatarne la sinistra fama. Gli eventi, durante il loro soggiorno, prenderanno una piega sempre più cupa, finchè la casa svelerà loro, tutti i suoi segreti. Fin dalle prime pagine, ho avuto difficoltà a concentrarmi sulla storia. I discorsi spiazzanti ed i personaggi poco delineati, creano un poco di confusione e sostanzialmente non succede niente fin tutta la prima parte del libro. Oltre alla confusione pertanto, subentra anche la noia! Nella seconda metà del romanzo, ovvero quando il gruppo si trasferisce dentro la villa, qualcosa inizia a cambiare. Le atmosfere diventano tetre, i misteri si infittiscono, malgrado la prima metà, si crea un climax che istiga bene o male, a proseguire nella lettura. Gli elementi che trovo “disturbanti”, sono i registri linguistici dei protagonisti. Dare e soprattutto Freeboard, sono abbastanza scurrili. Poco si addice ad un agente immobiliare di successo, che soggiorna in una casa con delle persone sconosciute, (Case e Trawley, che di contro sono molto educate), adottare un determinato tipo di linguaggio. Altra critica da muovere riguarda il ritmo della storia. E’ troppo spedito, i momenti di alta tensione, si sciolgono subito, come se lo scrittore avesse fretta di finire. Il difetto più grande comunque, quello che fa pendere l’ago della bilancia verso il basso, rimane la gestione della tecnica dell’incluing. Essa consiste nel rivelare gradualmente gli indizi, le funzioni ed i ruoli dei personaggi chiave. Ebbene, già a metà libro si intuisce come andrà a finire la storia, riprendendo peraltro un tema già sfruttato in un famoso film. Altro non posso dire, per non spoilerare il libro. In conclusione molti hanno comprato “Il traghettatore” di Blatty, sulla scia del suo capolavoro, ossia “L’esorcista”, ma è tutt’altra cosa. Il tema della casa infestata, a detta di quanti molti dicono, non è un tema trito e ritrito, basti citare “Nero Eterno” di David Falchi, per farmi accapponare la pelle. Spero che questa recensione, vi torni utile per poter valutare “cum grano salis”, la scelta di questo libro.