Dettagli Recensione
Inbau, Reid e Buckley mietono vittime
Roger Brown è un mirabolante headhunter di top manager, il migliore nella (spietata) selezione delle risorse umane. Completano il suo profilo, un carattere "professionale, analitico e senza alcun coinvolgimento emotivo", una moglie bellissima e bipolare, la riverenza per l'FBI e un disturbante complesso per la sua bassa statura e per il suo nullo desiderio di paternità: un preciso identikit completato da un hobby tanto redditizio quanto pericoloso, i furti d'arte.
Quando Roger sembra aver trovato il suo equilibrio vitale, entra in scena un candidato di nome Clas Greve, simulacro del manager-squalo e possessore di un'opera famosa di Rubens, che risveglia le orecchie da mercante di Roger e gli fa sognare il colpo della vita.
Roger organizza dunque il misfatto nei minimi dettagli e va a buon fine, ma si ritroverà dinanzi anche due oggetti a lui ben familiari. Da quel momento, niente sarà più come prima.
Siamo di fronte a un romanzo a dir poco particolare, dove abbiamo da un lato una serie di incastri, eventi e controeventi che si delineano attraverso uno stile scorrevole e sufficientemente fluido, mentre dall'altro il distacco marcato fra autore e protagonista non permette all'opera di fare appassionare anche il lettore più esigente.
Per quanto il filone narrativo oscilli tra il distopico e il thriller, l'ultima parte del romanzo va quasi 'fuori tema', risultando slegata rispetto al corpo centrale e sconfinando in un non-sense grottesco e ai limiti del goffo e del caricaturale.
Un inno ai colpi di scena, ideale per chi adora i paradossi kafkiani, ma senza riporre grandi aspettative. D'altronde, chi mai filosoferebbe sul relativismo gnoseologico mentre si trova immerso in un serbatoio pieno di sterco?