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Nido di vespe
“ La sedia vuota “ è il terzo romanzo della serie ad opera di Jeffery Deaver che ha per protagonista Lincoln Rhyme, il criminologo quadriplegico più famoso della letteratura.
Accompagnato dall’ assistente Thom e dalla sempre presente Amelia Sachs, poliziotta dalla folta capigliatura rossa tanto affascinante quanto competente, lo scorbutico Lincoln si reca in una piccola cittadina del North Carolina per sottoporsi ad una delicata operazione chirurgica.
Un intervento rischioso dalle conseguenze imprevedibili, ma che potrebbe garantirgli un parziale miglioramento rispetto all’ attuale condizione nella quale è in grado di muovere soltanto la testa e l’ anulare sinistro.
Ma proprio quando mancano pochissimi giorni alla data dell’ operazione, la straordinaria esperienza di Rhyme è richiesta dalla polizia locale per risolvere un caso di omicidio e di scomparsa di due giovani ragazze. Secondo le prime indiscrezioni l’ identità del sospetto sembra inequivocabile; uno strano adolescente problematico e sociopatico con una morbosa passione per il mondo degli insetti.
Dopo i primi due splendidi e metropolitani capitoli della serie ambientati a New York, Deaver immerge Lincoln e Amelia in una zona rurale dell’ est degli Stati Uniti piena di minacciose paludi.
Non è una caso che nel testo ricorra spesso l’ espressione “ pesce fuor d’ acqua “ per sottolineare la difficoltà del meticoloso protagonista nel fronteggiare un’ area geografica di cui per la prima volta non conosce la storia, il terreno, la flora e la fauna.
Ogni volta che mi trovo di fronte ad un thriller di un maestro del genere come Deaver, non posso fare a meno di ammirare la meticolosità di un tessuto narrativo che resta sempre verosimile nonostante salti temporali, indizi e colpi di scena siano degni delle più complesse matrioske.
Stavolta però l’ inizio è più macchinoso e occorre tempo prima di provare il desiderio di non mollare più la lettura fino al termine delle pagine.
Un’ ambientazione così vasta, sonnolenta e labirintica non consente a Deaver di mantenere costante la frenesia del racconto, anche se l’ autore nativo di Chicago si fa ampiamente perdonare con una parte finale avvincente e imprevedibile che eccelle per ritmo e qualità dei colpi di scena capaci di stupire anche i lettori più smaliziati.
Un altro pregio che ancora una volta ho riscontrato in questa serie è dato dal fatto che un personaggio come Rhyme è una tale miniera di conoscenze scientifiche, geografiche e mediche che dopo ogni avventura si ha la piacevole sensazione di possedere qualche curiosa e utile nozione in più rispetto a prima.
In conclusione “ La sedia vuota “ si attesta su livelli ottimi grazie ad un elettrizzante finale, seppur complessivamente non sia a mio parere al pari dei migliori e precedenti lavori dello scrittore.