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Cursum Perficio era una casa-atelier degli anni 20
Per un malinteso l’investigatrice Madeline e il drammaturgo Gaspard finiscono per alloggiare insieme in Un appartamento a Parigi appartenuto al pittore Sean Lorenz, ex graffitaro tanto estroso quanto biograficamente sfortunato. Il nuovo romanzo di Guillaume Musso assume così i toni di una caccia al tesoro, ove gli indizi sono contenuti nei quadri dell’artista (“Ricorda la storia di Dorian Gray?...Be’, con Sean era il contrario. Il cannibale era il dipinto”) e nella sua inimitabile tecnica pittorica (“I pigmenti naturali…”) e il tesoro… il tesoro potrebbe essere Julien, il figlioletto tragicamente scomparso (“La pittura non può nulla davanti alla morte di un bambino”) nel corso di un drammatico rapimento?
I due protagonisti si lasciano coinvolgere dal consueto turbine di sorprese e capovolgimenti di fronte tipici dei romanzi di Musso (“Siamo immersi nel fango, ma alcuni di noi guardano le stelle”), sino all’improbabile finale nel giorno di Natale (“Arrivarono al cimitero marino di Staten Island”) e, mentre i due eroi sembrano travolti dal flusso inarrestabile degli eventi, hanno modo di misurarsi con i rispettivi problemi personali: lei vorrebbe diventare madre e sta tentando l’inseminazione artificiale, lui è un misantropo alla ricerca di se stesso e degli altri (“Da buon misantropo, si sentiva più vicino agli orsi, ai rapaci e ai serpenti che ai sedicenti fratelli della comunità umana”).
E il lettore? Il lettore, soprattutto quello che ha letto i romanzi precedenti dello scrittore francese, comincia a confondere una storia con l’altra, si chiede dove ha già letto questo o quel particolare e forse, forse realizza che quel particolare non l’ha ancora letto nei precedenti, numerosi romanzi.
Giudizio finale: divertente come può essere divertente lasciarsi trasportare dalla corrente; ripetitivo come quelle situazioni nelle quali hai la sensazione di aver già vissuto quel momento…