Dettagli Recensione
Dovere, pietà, lealtà, sacrificio
Fin dalle prime pagine entra in scena l’etoile del Dio delle illusioni. Lontano dalla carne, lontano dalla mente e dallo spirito, e’ un soggetto di ampio respiro, e’ la raffinata potenza descrittiva con cui Donna Tartt ricrea magnifiche ambientazioni.
Un esclusivo college immerso nello scenario del Vermont, tra alti edifici di legno e mattoni, distese di erba lucida e fitta, meli e aceri. Poi le lunghe piogge nebbiose e mucchi di foglie dorate.
Le notti nere impazzite di stelle e la neve piu’ alta che potessi immaginare.
Ritorno a quando l’insonnia mi assaliva e chiudevo gli occhi pensando a quel bosco sferzato dal vento, il suono di un temporale ed i lampi che illuminavano la grande biblioteca accademica. Il freddo e l’umidita’. Poi, stringendomi tra le coperte tiepide, finalmente mi scioglievo in un sonno inquieto.
Nessun ventre piu’ di Hampden puo’ attribuirsi i natali di quel corso di greco antico e settario, aperto ad una manciata di carismatici, assidui studenti. Sono ricchi e viziati, apparentemente sofisticati studiosi con un futuro inevitabilmente roseo e promettente. Ma la tragedia greca incombe sulle fragili vite dei protagonisti, falciati dal vizio e dall’ebbrezza dionisiaca. Poi le rovine della giovinezza tornano e ritornano, sedimentano ed infine a chi e’ concesso vivere, viva.
Effettivamente nel suo complesso il romanzo ha un effetto estatico e la lettura spinge, in qualche modo e non so quale, verso un nebuloso oblìo d’autunno. Ed io lo ho amato, con clamore, invidia e dipendenza.
“Ci penso spesso, in realta’, a quella sua espressione. Penso a tante cose : alla prima volta che vidi una betulla, all’ultima volta che vedemmo Julian; alla prima frase di greco che imparai : la bellezza e’ severa”.
Buona lettura.