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Harry Bosch pensionato
Dopo il finale del libro precedente, eravamo tutti rimasti col fiato sospeso su quello che poteva essere il futuro di Harry Bosch. Ed eccolo che lo ritroviamo in pensione, a cui è stato costretto dopo l'ennesimo problema coi suoi superiori, invecchiato e intenzionato a rimettere in sesto una vecchia Harley.
Un giorno però si fa vivo il suo fratellastro Haller, sta difendendo un uomo accusato di omicidio, gli chiede di aiutarlo con le indagini. Bosch reagisce male, dopo aver passato una vita a lavorare per l'accusa, non concepisce l'idea di lavorare dall'altra parte, anche perché questo comporterebbe il disprezzo di tutti i suoi ex colleghi e una grande vergogna per lui stesso. Poi però pian piano si rende conto che la cosa fondamentale per lui è la ricerca della verità, e che se quell'uomo fosse davvero innocente, allora il vero colpevole è ancora in circolazione, e lui non può fare finta di niente. Così, in barba a tutti i tentennamenti precedenti, segue la sua vera natura di detective e si mette a indagare privatamente, quello che scopre è un vero e proprio vaso di pandora, da cui fortunatamente riuscirà a tirare fuori la verità.
A differenza di molti altri romanzi di Connelly, in questo caso scopriamo subito chi sono i veri colpevoli, non abbiamo idea di come siano andate le cose, di cosa ci sia dietro, ma pagina dopo pagina il quadro si completa. Resta da capire se Bosch, questa volta, riuscirà a dimostrare la verità anche senza un distintivo in tasca, se riuscirà a farsi ascoltare o se il tutto gli si rivolterà contro.
Mi sarebbe piaciuto una presenza maggiore della figlia e in certi punti anche di Haller, forse è un romanzo meno intrigante di altri di Connelly, ma il finale tiene comunque col fiato sospeso.