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Perdersi nella magia dei boschi
Trisha nove anni parte con la madre e il fratello per una gita dentro una foresta. Ha portato la merenda, da bere, l'antizanzare no ma poco importa. Stanca dei litigi dei suoi due compagni di viaggio si ferma a fare pipì. Poi decide che non c'è niente di male se prende una scorciatoia. Solo che quella foresta, come solo negli Stati Uniti ce ne possono essere: così vicina alla città, ma allo stesso tempo così pericolosa, la ingoia.
Patricia Mcfarland però non è una cappuccetto rosso qualsiasi che si fa spaventare da un vecchio lupo affamato. nemmeno la intimorisce l'idea di essere circondata da migliaia di ettari di alberi, felci, animali selvaggi, insetti e paludi. Giorno dopo giorno continua a camminare con metodo risparmiando il cibo e le energie convinta che prima o poi troverà qualcuno in grado di portarla a casa.
Questo libro è crudele. King presenta a questa ragazzina prove insuperabili per un adulto figuriamoci per una preadolescente. Eppure con una forza che tutti vorremmo avere lei va avanti. convinta che "i mondo ha i denti e in qualsiasi momento ti può mordere" prende con calma, ma senza rassegnazione ogni cosa che arriva. E' capace perfino di andare in estasi di fronte a qualche animale che vede per la prima volta da vicino.
Mi è piaciuto molto questo libro anche se si allontana parecchio da quelli di King. Tutta la paura e la tensione deriva dagli stessi timori di Trisha, Non so quanto possa essere realistica questa storia per quanto riguarda la resistenza fisica e psicologica di una bambina. Però è raccontata in modo tale da farla sembrare vera e questo credo sia il ragione per cui è così terrificante.