Dettagli Recensione
Scambio di vittima
Il giallo è ambientato in Islanda, nel 1941, in piena seconda guerra mondiale, quindi oltre alla trama c’è anche più di un pizzico di storia. Però il libro, di per sé, non ingrana. Si apre con un omicidio, che, oltre all’efferatezza, ha un particolare raccapricciante: sulla fronte della vittima l’assassino ha tracciato col sangue una svastica. Simbolo inequivocabile, che, in un qualche modo, aiuta a prendere alcune direzioni nel corso dell’indagine. L’indagine però è strascicata: si perde metà libro a chiedere in giro “dov’è Vera?” e “chi sono i ragazzi?”, con una pedanteria tale che, a metà libro, non hai più alcuna voglia di sapere dov’è questa tipa e chi sono questi benedetti ragazzi. Perdi proprio ogni interesse anche su come va a finire la storia ed è quanto ti peggio può succedere nel leggere un giallo! E’ anche un peccato che una storia ambientata in Islanda richiami così poco l’ambientazione in una terra così particolare, dove le notti sono chiare come il giorno ed avvolte nel silenzio. Lo stile è freddo, lento, non si crea pathos, non si sente l’adrenalina. Non si crea affiatamento con chi indaga. Ed è strano, perché finora ho trovato le storie di Indradason interessanti ed avvincenti. Questo è il primo volume di una nuova serie: speriamo che l’autore travasi al più presto anche in questa serie le sue capacità.
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