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Un affettuoso omaggio al commissario Maigret
Il Sorcio di Georges Simenon è l’ultimo libro pubblicato dalla casa editrice Adelphi.
Il Sorcio è un clochard, un senzatetto fin troppo noto ai gendarmi di Parigi che conosce a menadito i commissariati in cui dorme ogni sera. Un tempo era un insegnante di musica, ma ormai è un lontano passato. Oggi tutti lo conoscono per la sua andatura, e i suoi modi farseschi, per l’arte con cui chiede l’elemosina davanti ai teatri, aprendo con garbo le portiere, bevendo fino all’ultima goccia tutto ciò che ha racimolato,una sera dopo l’altra. Finchè gli capita per le mani una di quelle occasioni che possono cambiare le sorti di un destino avverso, un biglietto vincente della lotteria che deve solo incassare. Ma non è così semplice. Innanzitutto perché c’è di mezzo un cadavere. Ugo Mosselbach, altrimenti noto come il Sorcio, è il protagonista dell’omonimo romanzo che Georges Simenon scrisse nel 1938, lo stesso anno de Gli intrusi e La casa dei Krull, ora ripubblicato. Si tratta di un poliziesco adrenalinico e dal ritmo forsennato in cui il prolifico autore belga rende un chiaro ed affettuoso omaggio al suo commissario Maigret, richiamandone sulla pagina le atmosfere, la metodologia d’indagine e ben due personaggi della serie, L’ispettore Lognon e Lucas, promosso a commissario di polizia giudiziaria, con tanto di pipa e carattere scontroso. Proprio come Maigret. Così, in una notte indimenticabile il Sorcio ha trovato addosso ad un cadavere un portafoglio gonfio di banconote in una berlina a due passi dall’ambasciata inglese e come se si fosse da sempre preparato a questa evenienza, ha escogitato un piano per coprire le proprie tracce e prendere le distanze dal corpo esanime. Si reca con la busta al commissariato, pronto a denunciarne il ritrovamento, sperando che nessuno venga a reclamarla, così che dopo un anno potrà finalmente rientrarne in possesso. Tutto va bene, fino a che l’ispettore Lognon che detesta i modi ilari del Sorcio, non si mette in testa di indagare. Lognon, scorbutico e puntiglioso, si mette alle calcagna del clochard, dando il via ad un balletto di mosse e contromosse fra i due, un duello che li pone al centro della scena mettendo in luce le reciproche miserie. Nel frattempo non c’è traccia della vittima, un ricco finanziere svizzero di nome Edgar Loem, ma il principale sospettato per la sua scomparsa è il suo procuratore commerciale parigino, Frèdèric Muller, denunciato pubblicamente dalla sua compagna, Miss Dora, figlia di una ricca famiglia ungherese. Inoltre una foto, ritrovata con il denaro, rivelerà una doppia esistenza di quello che pareva l’irreprensibile finanziere che si spacciava per essere un semplice commesso viaggiatore di nome Leroy.
Leggere questo libro è un vorticare di sensazioni, grazie ad una trama ricca di misteri, indizi e colpi di scena, tra gli sfarzosi caffè degli Champs-Elysèes e i lussuosi alberghi dell’Opera di Parigi, con l’autore impegnato a confondere le idee e mescolare gli indizi, facendo entrare in scena l’alta finanza, una banda di gangster, donne affascinanti e persino un rocambolesco rapimento. Un libro coinvolgente che finisce con il coinvolgere attivamente il lettore, fino al colpo di scena finale.