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Luci della notte
 
Luci della notte 2017-08-08 15:57:03 FrancoAntonio
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FrancoAntonio Opinione inserita da FrancoAntonio    08 Agosto, 2017
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C'è, per Steve, una luce alla fine del tunnel?

Steve Hogan è un impiegato come tanti altri, sposato con Nancy, donna in carriera, padre di due bambini ancora piccoli che trascorrono l'estate in un campeggio nel Maine. Tutta la sua vita è improntata alla normalità, ma quanto alla vigilia del Labor Day parte da New York con la moglie per andare a riprendere i bambini, comincia per lui una avventura surreale e drammatica.
Durante quel viaggio, simile a quello di altri quarantacinque milioni di americani, egli entra in quello che definisce il "tunnel": uno stato di malessere esistenziale che lo porta a bere smodatamente, a litigare per ogni inezia con la moglie, a compiere gesti che altrimenti neppure sognerebbe di fare. Questa volta tutto assumerà risvolti particolarmente tragici per la presenza di un detenuto evaso da Sing Sing che il destino vorrà mettere sulla strada sua e della sua famiglia.
“Luci nella notte” è un Simenon al di fuori degli schemi consueti a cui lo scrittore belga ci ha abituato.
Innanzi tutto il racconto gode di una ambientazione affatto insolita per l’autore specializzato nella descrizione dei nebbiosi panorami francesi. Siamo nell'America post-bellica del boom economico, della motorizzazione di massa, dei locali pubblicizzati da grandi tabelloni stradali; un luogo in cui tutti sembrano proiettati alla ricerca di una inarrivabile, ma sempre promessa e pubblicizzata, felicità assoluta.
Il racconto, poi, rispetta in modo quasi ossessivo i principi delle tre unità aristoteliche: quelle di azione (il viaggio), di tempo (una sola notte) e di luogo (le highways).
Infatti si tratta di una road trip story e l’azione è concentrata tutta nel lungo tragitto che la coppia Hogan deve compiere verso le località di villeggiatura, incolonnata, con decine di migliaia di altre autovetture simili tra loro, attraverso quel non luogo che sono le autostrade americane, dove tutto l’ambiente attorno è mostrato solo dalle guizzanti luci delle auto che sfrecciano sull'asfalto umido e dalle algide insegne al neon dei motel e dei bar che si affacciano sulla carreggiata. Questo mondo claustrofobico, nonostante la vastità degli spazi che lo circondano, è magistralmente dipinto con abili, incisive pennellate, tant'è che, a distanza di anni dalla lettura del libro, ho ancora vivide nella mente le immagini descritte come fossi stato io stesso sul sedile accanto a Steve.
Ma “Luci nella notte”, oltre ad essere un racconto di viaggio, è anche (anzi, soprattutto) un percorso psicologico nell'animo del protagonista il quale, lentamente, con l’accrescere dei chilometri macinati dalla sua auto, procede sempre più celermente nella sua involuzione interiore. Alla fine di questo viaggio, per Steve, ci può essere solo la sua perenne dannazione terrena oppure la promessa di una auspicata, faticosa redenzione.
Invero l’aspetto più inconsueto del volume, per la letteratura di Simenon, è proprio questo: l’evolversi della trama gialla fa unicamente da contrappunto, da quinta al dramma che vive Steve nel suo intimo. Anche quando si troverà a dover affrontare l’aspetto più drammatico della vicenda, il confronto con l’evaso, in fondo, le tinte più contrastanti e violente del racconto saranno tracciate, ancora una volta, dalla sua stessa prostrazione fisica e psichica, al punto da divenire, essa stessa, insospettabile motivo della salvezza finale; salvezza offertagli senza neppure che egli ne faccia richiesta.
Riassumendo “Luci nella notte” è un ottimo romanzo: breve, ma intenso, da leggere tutto d’un fiato, nello stile del miglior Simenon.
Da questo libro, nel 2004, fu tratto un film omonimo (regia Cédric Kahn), che, però, non rese piena giustizia all'originale racconto: la pellicola sposta incongruamente l’azione ai giorni d’oggi ed alla periferia di Parigi; cancella quelle atmosfere dell’America anni ’50 che conferiscono un gusto particolare a tutta la narrazione; i protagonisti sono afflitti delle odierne nostre frustrazioni e si dà troppo peso al thriller più che al travaglio umano del protagonista.

Mi corre l’obbligo di evidenziare un refuso che pregherei la Redazione di correggere. Segnalando il libro per l’inserimento nel database ho erroneamente scritto “Luci della notte” commettendo un errore che è stato riportato nella scheda e che è quasi un tradimento alle intenzioni dell’autore: il titolo originale (Luci nella notte) e assai più evocativo e rispondente ai contenuti ed all'evoluzione stessa della storia.

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A chi ama Simenon, soprattutto il Simenon che abbandona Maigret per soffermarsi nell'introspezione dell'animo umano.
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Commenti

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Un'ottima recensione, complimenti! Ho letto il mio primo Simenon solo quest'anno (La camera azzurra) e ne sono rimasta folgorata! Mi annoto questo titolo, grazie mille!
Grazie per l'apprezzamento.
Rispetto a "La camera azzurra" questo reca atmosfere completamente diverse. Manca quella cappa opprimente della provincia francese, si respira più vitalità anche se c'è un non troppo nascosto intento moraleggiante, quasi puritano. Tuttavia Simenon è perfettamente a suo agio anche con l'ambientazione americana. Ripeto, un bel libro.
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