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Una vittima piuttosto odiosa
Oscar Chabut è un grande commerciante di vini, venuto dalla gavetta e che ha raggiunto il successo calpestando più di un concorrente; inoltre, è in preda a uno sfrenato desiderio di possedere quante più donne possibili, vantandosi pubblicamente delle sue conquiste, che non gli importa se siano nubili o sposate, magari mogli di amici. Così quando quattro colpi di pistola di piccolo calibro troncano la sua vita in rue Fortuny, a pochi passi da una palazzina ospitale ritrovo di amanti, le indagini si presentano da subito assai difficili perché di gente motivata a ucciderlo ce n’è parecchia; se poi a questo aggiungiamo che Maigret è in preda a una di quelle influenze che lo stroncano è possibile capire quanto sia difficile avviare un’indagine, a meno che non ci sia il solito colpo di fortuna, in questo caso rappresentato dal colpevole che, pur non essendo pentito del delitto che ha commesso, ha in animo di costituirsi, possibilmente al celebre commissario, a cui invia sibilline missive o con il quale instaura brevi colloqui telefonici. Maigret e il produttore di vino è uno di quei gialli in cui si scopre chi è l’omicida abbastanza per tempo, eppure ha il pregio di mantenere un’apprezzabile tensione fino all’ultima pagina, e ciò nonostante si vada progressivamente instaurando una sorta di simpatia del commissario per il reo, tanto che ancora una volta rifulge la straordinaria umanità di Maigret, tanto propenso ad aiutare, ove possibile, gli umili e i diseredati quanto capace di mostrare il suo disprezzo per certi pesci cani capitalisti avvezzi a offendere l’altrui dignità. Un Simenon al meglio attrae il lettore con un investigatore, come al solito bravo, ma sempre capace di comprendere le ragioni degli altri, nei confronti dei quali dimostra il suo senso di pietà.
Da leggere.
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