Dettagli Recensione
che fine ha fatto Bella?
Romanzo d'esordio della Barton dal ritmo incalzante, l'ho finito veramente in pochissimo tempo.
Un giorno la piccola Bella scompare mentre gioca nel giardino davanti casa, la si cerca invano per anni. L'ispettore Sparkes dopo tante indagini, giunge finalmente a scoprire il mostro ovvero tale Glen Taylor, ma purtroppo non avrà mai abbastanza prove per poterlo incastrare e ciò diventerà un'ossessione per lui. Poi un giorno Glen Taylor muore in un incidente, portandosi dietro tutti i suoi segreti riguardo la fine della bambina. L'ultima speranza risiede nella moglie di Glen, la vedova Jean, una donna che ha sempre vissuto in balia del marito, che ha passato una vita a giocare al matrimonio perfetto. Ma chi è davvero Jean Taylor?
I capitoli sono scritti secondo diversi punti di vista, con quelli che sono fra i protagonisti principali della storia: la vedova è ovviamente la protagonista principale, ci sono poi l'ispettore, la madre di Bella e la giornalista Kate Waters decisa a scavare una breccia nel cuore di Jean per farla parlare. Diciamo che di questo libro la cosa che colpisce di più non è la soluzione del giallo, che anzi appare abbastanza scontata, quando invece l'originalità del modo di raccontare, lo studio della psicologia dei personaggi molto profonda, molto introspettiva. Jean è il personaggio principale, ci pare proprio di conoscerla questa donna sottomessa al marito, una donna come purtroppo se ne leggono tante nei giornali, che soffre tantissimo perché non possono avere bambini e questa cosa la tormenta ogni giorno. Si riesce quasi a capirla ma, almeno personalmente, non a comprenderla. Gli altri personaggi sono meno descritti, ma ci vengono comunque delineati i tratti principali del loro carattere così da inquadrarli subito.
Un altro punto fondamentale del libro è quello dell'intromissione dei media nella vita della gente, i giornali e le tv hanno bisogno di nutrire il bisogno di particolari sempre più sordidi del pubblico, e ciò li spinge a diventare dei veri e propri sciacalli, a cercare di strappare esclusive, immagini o frasi rubate. Sempre senza sapere se quello che raccontano poi è davvero la verità o soltanto quello che il pubblico vuole sentirsi dire.