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DELUDENTE
Primo Simenon ad andare in libreria nel 1932 con il vero nome dell’autore che, a partire dall’anno precedente, aveva già firmato diciassette inchieste di Maigret. Mi metto comoda, salgo sul mercantile in partenza dal porto di Amburgo e fiuto l’aria di malocchio già annusata dal navigato capitano Petersen, in mia compagnia pochi altri passeggeri: non sarà un viaggetto di piacere. E in effetti ho faticato parecchio a godermi questa traversata, eppure il mio capitano è sempre lui, il caro belga, solo che qui, rispetto alle poche - se paragonate a tutte quelle da lui scritte - opere da me lette, prevale il modulo del giallo e io non amo la sfida intellettuale che quel modulo narrativo richiede: attenzione ai nomi dei personaggi, alle loro descrizioni, ai fatti sapientemente intrecciati alla ricerca di una possibile soluzione. Che cosa c’è da scoprire? Intanto viene compiuto un delitto a bordo, si sospetta di tutti e manca fin da subito un passeggero che non è la vittima. Un’unica conturbante presenza femminile agita le acque e devia le attenzioni mentre l’incedere della nave viene ostacolato da avverse condizioni meteorologiche. La lettura a tratti ha vagamente richiamato “La linea d’ombra”, l’epilogo mi ha confermato di aver subodorato bene il succo della storia ma ahimè siamo in questo caso ben lontani dalla maestria di Conrad benché Simenon sia stato ugualmente abile nelle descrizioni delle avversità marine ma non paragonabili a quelle de “Il tifone”, e mancano in genere quei sapienti brevi inserti che in maniera sintetica portano il lettore oltre la superficie.
Deludente.
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non nego di aver trovato spesso nel leggere Simenon,
una sensazione di inappagante incompletezza,
qualcosa di non troppo dissimile da ciò a cui alludi qui forse.
è capitato anche a me, ne hai ben compreso il segno, in opere più mature mi ci sono ritrovata meglio.
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