Dettagli Recensione
Vivere e sopravvivere
Scott Burroughs è un pittore. Non uno di quelli di successo, per cui si allestiscono raffinati vernissage, ma un artista squattrinato che, arrivato alla soglia della mezza età, ormai conta la vita a fallimenti e litri di whisky. Eppure nell’ultimo periodo le cose stanno cambiando. Nella tranquillità di Martha’s Vineyard si sta rimettendo in sesto e lo sente, lo sa, che gli ultimi dipinti sono davvero buoni. È ora di tornare a New York.
È una nebbiosa sera estiva quando Scott sale di corsa su un jet privato, accettando l’invito della simpatica e gentile Maggie. Lei è la moglie di uno dei più importanti magnati della televisione americana ma Scott l’ha conosciuta al mercato, con i suoi due bambini, Rachel e JJ. Sono in undici, sul velivolo. Un’hostess molto carina offre vino ai passeggeri. Maggie e un’altra donna si scambiano le solite cortesie da jet-set. I mariti hanno gli occhi incollati alla partita di baseball.
Pochi minuti. Cade una matita, è l’ultimo ricordo. Cade l’aereo, è la fine.
Scott si ritrova nel mezzo dell’oceano, insieme a JJ. Non c’è tempo per pensare o per capire, si può soltanto nuotare sperando di approdare a una riva. E quando finalmente giungerà stremato sulla spiaggia di Montauk, salvando JJ, scoprirà che questo invece è soltanto l’inizio.
Una tragedia di questa portata, che coinvolge due delle più note e potenti famiglie newyorkesi, è davvero una ghiotta occasione per i mass media. Le televisioni fanno scorrere senza interruzione le immagini: l’oceano, le fotografie dei nove dispersi, i rottami e i cadaveri che riemergono dall’acqua. L’America intera è sempre sintonizzata, vuole sapere cosa è accaduto e perché. Ma l’audience non si fa con i lenti meccanismi della verità. Si fa con le torbide illazioni, le lacrime piene di ipocrisia e le domande maligne. Chi è questo Scott? Qual era davvero il suo rapporto con Maggie? E perché sembra essere così affezionato a JJ, proprio ora che è diventato erede di un impero economico?
Al centro della narrazione non vi è quindi il disastro aereo, ma il dopo e, soprattutto, il prima. Da un lato il sopravvivere, ritrovandosi nel mirino di un’informazione che non vuole informare ma solo intrattenere, a qualunque costo. Dall’altro il vivere, le storie personali di chi è salito a bordo dell’aereo, la ricostruzione delle loro esistenze prima di quel maledetto volo, tra intrighi, paure, sospetti, colpe.
“Prima di cadere”, bestseller negli Stati Uniti premiato con l’Edgar Award 2017, è un romanzo che sfugge alla classica definizione di thriller. Mancano proprio azione e colpi di scena in questa narrazione lenta e ricchissima di dettagli, che racconta uno spaccato della società americana e si addentra nelle esistenze personali dei viaggiatori. Eppure Noah Hawley è abile a disseminare sospetto e ambiguità e a tessere un filo di suspense che ci condurrà fino al rivelatorio, seppur frettoloso, epilogo. Il risultato è un elaborato fluido anche se un po’ dispersivo (una buona sfoltita avrebbe probabilmente giovato), i cui maggiori punti di forza sono una minuziosa cura nella costruzione dei personaggi e una sapiente orchestrazione della complessità dell’intreccio.
Da leggere, calibrando correttamente le aspettative.
Commenti
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sembra un'ottima istantanea del libro.
Fede
Per questa recensione mi sembrava sempre di non trovare le parole... :)
Ciao cara.
E' un libro insolito, che ti spiazza, perchè, nonostante tu avessi perfettamente avvertito di non farlo, qualche ingranaggio da thriller finisci per aspettartelo comunque... e invece no!!
Mi fa piacere che hai trovato la mia recensione utile!
Fede
Davvero utile e interessante la tua recensione, Fede. Mi avevi proprio lasciato la curiosità di scoprire come fosse questo thriller-non-thriller!
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