Dettagli Recensione
"Downton Abbey" in versione mystery
È il 1915 e in Europa infuria la Prima Guerra Mondiale. Agatha Christie, poco più che ventenne, lavora nel dispensario di un ospedale della Croce Rossa, in Inghilterra, dove oltre a medicine e rimedi vari maneggia frequentemente anche sostanze velenose e subisce il fascino di fiale e boccette colorate nelle quali è imbottigliata la morte. Appassionata lettrice di gialli e polizieschi – soprattutto di Sherlock Holmes – e spinta da sua sorella, che la sfida a comporre un romanzo giallo degno di essere pubblicato, la giovane Agatha prende carta e penna e inizia a delineare lo schema che nei sessant’anni successivi darà vita ai suoi maggiori capolavori: un luogo “chiuso”, isolato e ricco di fascino, un omicidio, un piccolo gruppo di sospettati tutti potenzialmente colpevoli, un investigatore geniale come il suo amato Sherlock Holmes e a fargli da spalla una seconda figura, un amico decisamente meno brillante… Arthur Hastings, ufficiale dell’esercito inglese rimasto ferito sul campo e invitato dall’amico John Cavendish a trascorrere la convalescenza nella dimora della sua famiglia, Styles Court.
Hastings accetta, convinto che il soggiorno a Styles sarà tranquillo e riposante, l’ideale per riprendersi e guarire dalla sua ferita, ma la situazione che lo aspetta è ben diversa. Il giovane ufficiale non tarda a scoprire che la serena atmosfera di Styles Court è solo apparente e che la sua visita potrebbe rivelarsi più movimentata dal previsto: l’anziana matrigna di John Cavendish, vedova da anni, ha sposato Alfred Inglethorp, un giovanotto bizzarro e malvisto da tutta la famiglia che, stando ai pettegolezzi, mira soltanto al denaro della moglie e non si fa scrupolo di ingannarla e tradirla, ed è soprattutto Evelyn Howard, segretaria e amica della signora Inglethorp, a sospettare Alfred di non avere buone intenzioni. Anche Lawrence, fratello minore di John e come lui tagliato fuori dall’eredità paterna in favore della matrigna, ha un comportamento curioso, mentre Mary Cavendish, l’enigmatica e affascinante moglie di John, sembra nascondere un grave segreto. Ultima componente del gruppo è Cynthia Murdoch, ragazza priva di mezzi che la signora Inglethorp ha preso sotto la sua ala, pur non mancando mai di ricordarle la sua condizione di dipendenza.
A complicare il tutto, poi c’è la curiosa abitudine della signora Inglethorp di cambiare idea di continuo sul destino della sua eredità, redigendo un testamento dopo l’altro in favore di un membro diverso della famiglia, a seconda delle simpatie momentanee e dei litigi occasionali. Eppure quando la proprietaria di Styles Court muore improvvisamente per avvelenamento da stricnina tutti gli indizi e le circostanze sembrano puntare il dito su uno solo dei membri della famiglia e nessuno considera l’eventualità di cercare altrove l’assassino… Nessuno tranne un buffo ometto con la testa a forma di uovo, l’accento francese e un paio di baffi enormi, un profugo belga ospite della defunta signora Inglethorp e amico di Hastings: Hercule Poirot, celebre investigatore in pensione che assume subito il controllo delle indagini, deciso a scagionare un innocente e a dimostrare che a volte la verità, più semplice e banale di quanto si creda, è davanti ai nostri occhi e basta aguzzare la vista per coglierla.
Sebbene sia soltanto un’opera prima che dovrà aspettare cinque anni prima di trovare un editore interessato alla pubblicazione, "Poirot a Styles Court" è già un romanzo maturo, un giallo dalle tinte sobrie come l’ambiente di Styles Court che colpisce per la sicurezza della narrazione, la solidità e ingegnosità dell’intreccio, la limpidezza cristallina dello stile, l’atmosfera elegante e fuori dal tempo di una nobile dimora inglese di campagna all’inizio del Novecento, che sarà la sede non solo della prima, ma anche dell’ultima avventura del grande Poirot. Tra nobildonne, maggiordomi, cameriere e giardinieri si ha quasi la sensazione di essere stati catapultati in una versione mystery di "Downton Abbey", la celebre serie tv inglese ambientata proprio nei primi decenni del Novecento.
Ben fatto, miss Agatha!