Dettagli Recensione
E poi purtroppo è finito...
Su It è stato detto forse tutto. Concordo assolutamente con quelli che dicono che It VA letto, indipendentemente dal genere, indipendentemente della mole, indipendentemente da tutto. It è un classico, e non soltanto un classico di genere, perché se è vero che di base è un capolavoro dell'horror, in realtà contiene al proprio interno un numero incalcolabile di elementi. E del resto, credo che forse la parte più profonda e più bella e di maggior valore stilistico/narrativo di tutto il romanzo sia proprio quella che va oltre l'horror stesso: è la storia dei protagonisti, di sette bambini che il lettore impara a conoscere e ad apprezzare sin dall'infanzia e vede poi crescere, cambiare, dimenticare, tornare indietro e dimenticare di nuovo.
Decisamente è un capolavoro, uno dei libri migliori che abbia mai letto. La storia è affascinante, l’incastro degli eventi costruito in modo equilibrato e calibratissimo: niente sfugge al controllo dell’autore, tutto viene fuori esattamente quando e dove serve. All’inizio può forse dare un’impressione di spaesamento, soprattutto perché lo sciogliersi dell’intreccio non corrisponde affatto a quello della fabula, e i tempi narrativi sono giostrati in modo decisamente particolare. Dopo aver letto quasi mille pagine, il lettore è ancora lì a domandarsi CHE COSA è realmente avvenuto nell’estate del ’58 e questo crescente senso di mistero lo tiene incollato alla storia fino alla fine. È vero, la narrazione è piena di elementi di «corredo», forse non proprio necessari al fine della narrazione, ma sicuramente utilissimi a caratterizzare i personaggi, a renderli fisici, tangibili, a farli concretamente «conoscere» al lettore.
Lo stile è semplicemente perfetto: sempre lucido, precisissimo, mai piatto, mai banale. Una sottile, certe volte amara, vena ironica attraversa la narrazione in modo costante e fa saltare un sorriso sulle labbra anche nella descrizioni di eventi che altrimenti risulterebbero spiacevoli. Oserei quasi dire che King in questo romanzo (e non so in altri perché non ne ho ancora letti) ha uno stile ipnotico: nel gioco delle descrizioni, il fluire della frase sfocia sulla pagina come un fiume in piena e travolge l’attenzione del lettore, trascinandolo via quasi senza dargli tempo di riflettere.
C’è forse (a mio parere) qualche piccola debolezza sul modo in cui alcuni personaggi finiscono per eclissarsi al termine della storia. Ma ciò che più resta dopo le ultime pagine è in fin dei conti un grande senso di vuoto, quasi di perdita: è strano restare lì a fissare la pagina con la consapevolezza che dopo milletrecento pagine la storia è finita. Hai vissuto con i personaggi, sperato con loro, sofferto e gioito con loro: sono quasi diventati parte di te, e la magia del loro particolarissimo rapporto di amicizia, così forte e al tempo stesso così fragile, ti lascia dopo tutto una sensazione di strana malinconia. È quasi come se Bill, Ben, Richie, Bev, Eddie, Stan e Mike ti mancassero. E forse in questo, più che in ogni altra cosa, sta la grandezza e il fascino del romanzo.
Indicazioni utili
Commenti
1 risultati - visualizzati 1 - 1 |
Ordina
|
1 risultati - visualizzati 1 - 1 |
che è molto piacevole da leggere e davvero ben curata,
nonostante non conosca il libro,
grazie al fatto che sei stata impeccabile nel presentarlo,
credo di essermene fatto un'idea abbastanza esaustiva.
Grazie