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Aura, Luccicanza, Scintillio... Insomma, la Paura.
Molto si è letto e scritto qui sul difficile rapporto di questo libro con il capolavoro di Stanley Kubrick, alternando giudizi positivi o negativi sulla realizzazione cinematografica in sé e per sé e nel rapporto con l’opera.
Cercherò invece di attenermi semplicemente a quello che ho letto. L’impressione immediata, già dalle prime pagine, è quella di trovarsi davanti a un narratore di grande talento. Mi sembra che in King ci sia una capacità innata di muovere le corde più profonde del lettore, facendolo immedesimare in tutto e per tutto con i suoi personaggi. Il climax di follia che avvolge l’ignaro e misero Jack si dipana in una struttura perfetta, che tiene incollati alla pagina.
Molto credibile (molto più che nel film) il personaggio di Wendy, meno piagnucolona e inerme di fronte all’albergo e all’esplosione degli orrori che contiene. Winnifred (il suo vero nome) è una donna sì poco risoluta e un po’ impaurita (dal passato, dal marito, da sua madre), ma al tempo stesso protettiva ed efficace nel combattere le forze oscure dell’Overlook aiutando il piccolo Danny (vero protagonista della storia, insieme all’albergo, ovviamente).
La prosa è incalzante, ritmata e ottimamente tradotta per Bompiani. Unica pecca, la traduzione vera e propria della parola Shining. La precedente edizione (film compreso) traduce questa parola (che non ha traduzione letterale in italiano) con il cacofonico e un po’ improbabile “Luccicanza”. Lo Shining, per inciso, è la dote di Danny e del cuoco Hallorann, possessori entrambi di strane capacità extrasensoriali, che gli permettono di vedere passato e futuro e anche di leggere un po’ nel pensiero degli altri.
Nell’edizione appena pubblicata invece la si chiama “Aura”, con un chiaro riferimento, più che alla parola in sé e per sé, alla dote che essa comporta. Francamente (non essendo esperto di traduzioni) non avrei nemmeno io saputo come muovermi. Certo “Luccicanza” è sicuramente peggiore (ai limiti del cacofonico) di “Aura”; ma nei miei limiti e dopo aver letto il libro credo che “Scintillio” fosse forse la parola più adatta. Ma cosa penso io poco importa.
Cosa SO è che questo libro è sicuramente una pietra miliare per coloro come me appassionati di letteratura del terrore, e che King è certamente il degno erede di Poe e Lovecraft. Leggetelo, lasciatevi trascinare dall’orrore e poi cercate una via d’uscita.
Se ci riuscite.