Dettagli Recensione
Voliamo tutti quaggiù...
Questa sensazione che mi pervade ogni volta che chiudo un libro che ho "amato"... non so se mi piace o se la odio profondamente. Quelle ultime frasi ad effetto che l'autore pare scrivere apposta, come se non bastasse la tristezza di dover dire addio a personaggi con cui si è ormai creato un legame. Quelle frasi come di commiato che ti danno il colpo di grazia e sembrano sussurrarti: "E' davvero tutto finito". Magone.
Che posso dire... quello di "It" è davvero un King da applausi, che fa rimpiangere l'autore che era prima di 22/11/'63 (suo ultimo vero capolavoro) e che ti fa venir voglia di leggere tutte le opere passate... quando era davvero il Re.
Un'impresa ardua per le oltre 1300 pagine (in caratteri nemmeno troppo grandi) che forse potevano essere meno, ma sinceramente... va bene così.
Tutto ha inizio con la celeberrima scena in cui il piccolo George Denbrough, in impermeabile giallo, insegue la sua barchetta di carta lungo un fiumiciattolo d'acqua piovana, fino a vederlo perdersi in uno scarico delle fognature della città di Derry, nel Maine. Lì farà il suo incontro con It, nelle sembianze di un pagliaccio, e sarà l'ultimo incontro della sua vita.
It è l'anima malvagia della città di Derry, un essere multiforma che prende le sembianze delle maggiori paure di chi lo osserva, che fa la sua apparizione ogni 27 anni lasciandosi alle spalle una scia di morte che culmina con un evento catastrofico. Dopo la tragedia, It va in letargo, salvo tornare dopo quel periodo di tempo, puntuale come un orologio.
Il lettore sarà spettatore della battaglia tra It e il Club dei Perdenti, un gruppo di ragazzini il cui leader è Bill Denbrough, il fratello del ragazzino ucciso dal clown. Saranno loro a sfidare It, a decidere di doverlo distruggere, a ridurlo in fin di vita da bambini e a giurare col sangue che sarebbero tornati per finirlo, se il terrore fosse ricominciato.
King gestisce magistralmente l'alternarsi degli eventi che portano i protagonisti ad affrontare It sia da piccoli che da grandi. Vi affezionerete a ognuno di loro, credetemi, e vi ritroverete a pensare alla vostra infanzia, ai vostri vecchi amici, alla bellezza di quegli anni passati.
Anche se non avevamo un mostro come It, da affrontare.
"In un certo senso era come se fossero entrati in uno di quei film dell'orrore del sabato pomeriggio all'Aladdin, ma per un altro verso, forse quello cruciale, non era affatto così. Perché in quel caso non c'era la pace interiore che si ha davanti a un film, quando si sa che tutto finirà bene, e anche in caso contrario a rimetterci la pelle non sarai tu."