Dettagli Recensione
Grande fratello sanguinario
Telecamera 1. Un ascensore di cristallo a forma di diamante scende lentamente lungo i diciannove piani di un lussuosissimo resort californiano, Manderley. Mancano pochi giorni all’inaugurazione e l’efficiente direttrice Tessa controlla dal vetro che sia tutto a posto. Ma è solo un’illusione.
Telecamera 2. Una goccia di sangue risalta sulla soffice moquette bianca della stanza 717. Dietro la porta del bagno, un cadavere sgozzato. Sarà solo il primo.
Telecamera 3. Mentre il catering allestisce una scintillante piramide di flûte da champagne e uno chef francese sbraita, cercando l’ingrediente perfetto per rendere speciale la sua coulis di ciliegie, un uomo imbrattato di sangue si muove non visto tra i corridoi. Quanto tempo passerà prima che si accorgano di essere tutti in pericolo?
Il romanzo d’esordio della scrittrice statunitense Gina Wohlsdorf si distingue indubbiamente per originalità, in particolare per quanto riguarda la tecnica narrativa adottata. L’autrice sceglie di raccontare una storia d’amore e terrore attraverso le diverse prospettive offerte dalle telecamere di sicurezza di un hotel, addirittura suddividendo spesso le pagine in più colonne per mostrare accadimenti simultanei.
Un mosaico di immagini e voci che si susseguono velocemente, in un crescendo adrenalinico, raccontato in prima persona da un narratore misterioso, che tutto sa e osserva. Le febbrili attività del personale, ignaro del pericolo in cui si trova. Il cuore in tumulto di Tessa, alla prese con l’arrivo di Brian, un amore di gioventù tornato dal passato per ricordarle qualcosa che credeva di aver dimenticato. E le macabre e sanguinose mosse di uno spietato killer. A rincorrersi lungo le pagine, una domanda: di chi è questa voce?
Il mistero, in fondo, è tutto racchiuso in questo interrogativo. Perché, non si inganni il lettore, in questo romanzo non vi sono indizi da raccogliere o assassini da identificare. E anche il finale, in tutta sincerità, non potrà che lasciare un po’ deluso il tipico amante dei gialli classici che, arrivato all’ultima pagina, si aspetterà di trovare tutte le risposte. Qui le spiegazioni saranno purtroppo stiracchiate, al limite della credibilità.
Sebbene la serie omicida in uno spazio chiuso possa far pensare ad uno degli enigmi di Agatha Christie, il romanzo si ispira più al genere horror, come testimonia l’omaggio a Daphne du Maurier nella scelta del nome dell’hotel o, più semplicemente, il conteggio finale dei pezzi umani e del sangue versato. Il suo punto di forza è il ritmo davvero serrato e la suspense assicurata. Ciò che manca, invece, al di là degli scricchiolii della trama, è quella componente di tensione psicologica e spessore umano capace davvero di mozzare il respiro e far perdere un battito al cuore. Il risultato finale è un’opera tutto sommato avvincente e scorrevole, una miscela di amore, paura e macabro umorismo di cui però, a mio avviso, si sono perse le giuste dosi degli ingredienti. Il gusto finale è così confuso da risultare un po' insipido.
Indicazioni utili
- sì
- no
Commenti
6 risultati - visualizzati 1 - 6 |
Ordina
|
Capisco cosa intendi. Credo possa piacere essenzialmente a chi ama questo genere.
Grazie, Manuela
Le tue parole fanno sempre molto piacere. Ancor più in questa occasione, per un commento che ho trovato davvero, davvero difficile scrivere.
Ciao, Manu
Concordo sul finale un po' insipido. Forse si è lasciata la porta aperta per un continuo ma quanti lo leggerebbero?
Mi dispiace sempre non consigliare un libro, ma adesso, a distanza di qualche mese, devo dire che il no propende ancor più nettamente sul sì. Quando passa il tempo, puoi chiederti cosa ti è rimasto di un libro e, in questo caso, direi il senso di delusione per un finale che lascia troppi punti aperti e che di fatto non mi ha convinta.
Grazie del commento,
Manuela
6 risultati - visualizzati 1 - 6 |