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Trilogia di New York
 
Trilogia di New York 2017-05-06 12:58:19 JuliànCarax
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
JuliànCarax Opinione inserita da JuliànCarax    06 Mag, 2017
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New York, il nessun luogo

Quando da piccolo salivo sulle giostre provavo sempre un certo timore, finché non smisi del tutto. Preferivo restare fermo dove ero a guardare gli altri girare nel vortice. A volte salivo per dimostrare a me stesso chissà cosa e prima che la ruota iniziasse a girare davo sempre una rapida occhiata a quello che mi stava intorno. Volevo tracciare i dettagli di tutto, fermare le immagini e stamparmele bene in mente perché sapevo che a breve, dentro tutto quel girare, ogni forma avrebbe perso i contorni, che non sarei più riuscito a distinguere le figure e il luogo in cui mi trovavo prima di salire, che non sarei più riuscito ad aggrapparmi a nulla, che mi sarei perduto dentro tutto quell'inesauribile movimento. Allora mi consegnavo al buio, chiudendo gli occhi, fino a che la velocità si stabilizzava e ogni cosa tornava definibile. Allora ero felice di uscire e tornare alla mia dimensione, come se fossi sopravvissuto a qualcosa.
In questa Trilogia, New York è una giostra inesauribile e frenetica che plasma la realtà rendendola claustrofobica. I grattacieli azzannano gran parte dello scenario mentre i personaggi principali vagano attraverso un'immensa varietà di strade e quartieri, intrappolati dentro qualcosa di cupo e indefinibile.
Dentro queste tre storie ognuno è un detective, ognuno è alla ricerca di qualcosa mentre tutto attorno ruota vorticosamente. I protagonisti abbandonano la propria dimensione, si distaccano dalla scia della loro vita per seguire l'ombra di enigmatici e misteriosi personaggi secondari.

“Vagando senza meta, tutti i luoghi diventavano uguali e non contava più dove ci si trovava. Nelle camminate più riuscite giungeva a non sentirsi in nessun luogo. E alla fine era solo questo che chiedeva alle cose: di non essere in nessun luogo. New York era il nessun luogo che si era costruito attorno, ed era sicuro di non volerlo lasciare mai più”

Dentro questo labirinto letterario è l'identità dei personaggi a smarrirsi sia all'esterno che all'interno di loro stessi. In primis attraverso lo sfacelo e la disarmonia urbana di New york e infine attraverso la tangibile oscurità introspettiva sepolta dentro l'anima dei protagonisti. Si finisce col brancolare nel buio, ognuno perde le tracce, si insegue qualcuno ma ci si sente inseguiti, i ruoli si scambiano di continuo mentre tutto ciò che li circonda ruota senza un perchè. Ogni racconto sembra collegato da un filo immaginario e difficilmente percepibile.
Ognuno sale sulla giostra, i contorni si sfaldano, ogni cosa diventa amorfa; nessuno scende.

Lettura ipnotica dalla quale esco piacevolmente stordito. Dopo aver terminato l'ultimo racconto ho pensato per un attimo di ritornare sul secondo, di mettermi sulle tracce dei personaggi passati per cercare un collegamento tra le varie storie, di ripercorrere la Trilogia al contrario, di immedesimarmi a tal punto da diventare quasi il personaggio di un quarto racconto che non esiste, pronto a perdermi nel labirinto di misteri.
Poi, pian piano, tutto si è stabilizzato, sono sceso dal libro, ho riconosciuto i contorni e le pareti di casa.
Ho posato il libro nello scaffale della libreria lasciando che la mente navigasse ancora un po' tra le riflessioni e i dubbi. Infine mi sono accontentato del piacevole smarrimento che questa cervellotica lettura ha saputo donarmi.

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