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Cartolina dalla Russia stalinista
Ambientato a Batum, città della Georgia affacciata sul Mar Nero, questo breve romanzo è una cartolina che Simenon ci manda direttamente dalla Russia stalinista degli anni Trenta. Poche pennellate, sintetiche e incisive, per rappresentare la desolante miseria di una città grigia e asfissiante, raccontata attraverso gli occhi del nuovo console turco Adil Bey.
Appena arrivato da Istanbul, il diplomatico trova una città estranea, respingente, che nulla possiede della vivace e colorata confusione tipica delle realtà portuali. Le botteghe sono chiuse, abbandonate. Le strade brulicano di tristezza, di gente povera e affamata, di voci sussurrate e sguardi spenti. Perché ciò che manca, ancor più del cibo, è la speranza. Non si può pensare, non si può scegliere, a Batum, perché a vigilare sull’omologazione c’è il terrore poliziesco che tutto osserva, spia, punisce.
Basta poco ad Adil Bey per comprendere che vivere così significa vivere soli, tenuti a distanza, avvolti dalla claustrofobica sensazione di soggiacere a un potere superiore. Un potere simbolicamente rappresentato dalle finestre senza tende dell’ambasciata, dietro cui si cela uno sguardo sempre vigile.
Questa volta Simenon usa la sua lente di ingrandimento per indagare un’umanità logorata dagli angoscianti meccanismi di un regime totalitario. Il lettore assiste, in un crescendo introspettivo e psicologico, all’annullamento dell’individuo, stretto nella morsa del sospetto e della paura. La voglia di vivere si piega, riducendosi a rassegnata apatia. I dubbi rinunciano a una risposta, in assenza di possibili interlocutori. E ci si chiede se sia ancora possibile una via di scampo.
E’ un romanzo dal ritmo lento in cui a fare da protagonista non sono i fatti ma le atmosfere cupe e opprimenti e la persistente sensazione di ambiguità e disagio, che avvolgono il protagonista così come il lettore. Ciò che sorprende maggiormente il pubblico del XXI secolo è soprattutto la straordinaria sensibilità dell’autore belga, capace di cogliere, agli inizi degli anni Trenta, i tratti della dittatura poliziesca stalinista. E di riuscire, con la sua scrittura lucida e affilata, a farci vivere la stessa angoscia, la stessa assenza di punti di riferimento, la stessa mancanza d’aria, in una rappresentazione di grande impatto. Da leggere.
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Commenti
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Anche se abbiamo assegnato una valutazione complessiva diversa, io nel tuo bel commento mi sono ritrovata! :)
Mi fa davvero piacere averti incuriosito e spero il romanzo possa piacerti. Fammi sapere, magari!
Ciao, Manu :)
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per la mia recensione, complimenti Manuela!