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"VICTOR MALASORTE, IL DOMANI E’ ALLE PORTE”
«Lo sa» riprese Mathilde «che le cose succedono quando scende la notte, tanto nell’oceano come in città. Tutto si muove, quelli che hanno fame e quelli che stanno male. E anche quelli che cercano, come lei Jean-Baptiste Adamsberg, si muovono» p. 34
Parigi. Il Commissario Jean-Baptiste Adamsberg è stato promosso e trasferito dalla provincia alla grande città. E’ un uomo flemmatico, con la testa tra le nuvole, distratto, calmo, ironico ed intuitivo. Ed è proprio grazie a questa sua ultima caratteristica che comprende che quei cerchi che al mattino vengono rinvenuti per le strade della capitale, non sono semplici e meri scherzi di un personaggio fuori dalle righe. Queste strane forme disegnate con un gessetto azzurro, infatti, delineano un confine attorno ad un oggetto diverso che va in crescendo: si passa dal tappo di una bottiglia, ad un bigodino ed ancora al corpo deceduto di un micio. Ogni ritrovamento è inoltre accompagnato dalla frase: “VICTOR MALASORTE,IL DOMANI E’ ALLE PORTE”.
«Glie l’ho detto, qui c’è molta meno logica di quanto non sembri a prima vista e di quanta se ne troverebbe se si trattasse di un’autentica mania. E’ questo il dato sconcertante. Ma dal punto di vista del nostro paziente, lui vuole dimostrare che la morte trasforma l’essere vivente in una cosa, e ciò è vero a partire dal momento in cui l’affettività cessa di investire i corpi senza vita. Dal momento in cui il tappo non tappa più la bottiglia, il tappo non diventa più nulla, e dal momento in cui il corpo di un amico non si muove più… che cosa diventa? La mente del nostro uomo è divorata da un interrogativo di quest’ordine.. Vale a dire, per parlare chiaro, dalla morte» p. 44
Per il commissario è naturale indagare, è ovvio che chi si cela dietro questi eventi arriverà a commettere gesti più eclatanti. Inizia così a raccogliere ogni ritaglio di giornale, ad indagare, anche se ciò determina la derisione dei colleghi. Braccio destro perplesso eppure fedele è l’ispettore Danglard, uomo razionale che compensa il carattere filosofico del commissario, seppur talvolta egli stesso fatichi a comprenderne le decisioni.
Dal punto di vista stilistico l’opera produce un duplice effetto: essendo caratterizzata da un linguaggio calmo, pacato che si affianca ad un’assenza di violenza ed ad una relativa presenza di eventi scatenanti, in prima battuta il lettore è disincentivato nel proseguo della stessa, per poi, superate le 80 pagine, ritrovarsi di fronte ad un testo piacevole e che al contrario invoglia ad andare avanti.
In conclusione, “L’uomo dei cerchi azzurri” è un elaborato senza pretese, un giallo in stile classico che si fa apprezzare soprattutto per la caratterizzazione dei protagonisti, qualità questa che bilancia l’asciuttezza della trama.
«No» disse di nuovo «parlo troppo. Mi vergogno di me stessa. “Mathilde, parli a sproposito”, mi dice un amico filosofo. “Lo so,” rispondo io, “Ma come si fa a parlare a proposito?» p. 33