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A ferro e sangue
Jo Nesbø, uno degli autori di crime più acclamati, fa il suo ritorno insieme al suo personaggio più amato: Harry Hole. La fama che avvolge lo scrittore norvegese non è un caso, perché senz'altro è molto abile nel tenere in tensione il lettore, molto bravo a gestire lo svolgersi di situazioni intricate senza contraddizioni e non scadendo troppo nel banale.
"Sete" è un thriller che scorre in maniera molto piacevole e non si risparmia su colpi di scena perlopiù inaspettati.
Dunque, il famigerato autore norvegese e il suo caro Harry Hole fanno il loro rientro in scena, e non deludono le aspettative.
Harry Hole sembra avere ormai chiuso con la dura vita del detective. Omicidi macabri e sanguinosi sembrano non essere rimasti altro che un ricordo: è sposato con la donna che ama, Rakel, e insegna alla scuola di polizia. Dopo tanta sofferenza ha trovato finalmente la pace in una vita tormentata oltre ogni dire. Eppure, per Harry Hole, vivere questa felicità è come camminare sul ghiaccio scricchiolante, e la paura che questa finisca e di finire nell'acqua gelida è sempre presente e angosciante.
Difatti, i peggiori incubi di Harry torneranno a tormentarlo e uno di questi ha un nome: Valentin Gjertsen. L'uomo che non è riuscito a catturare, l'unico che gli sia sfuggito nei lunghi anni di una carriera gloriosa è uscito dal suo nascondiglio e inizia a mietere vittime tra giovani donne in tutta Oslo. Sui corpi delle vittime, oltre ai segni di violenza sessuale, delle ferite profonde provocate dai morsi di una dentiera di ferro affilato. In cosa si è trasformato Gjertsen?
Harry Hole è costretto a rimettersi in gioco, a riunire una squadra che lavori in parallelo alla polizia per frenare l'onda di terrore che sta travolgendo Oslo. Una Oslo prigioniera nelle grinfie del "Vampirista".
"Se vuoi essere ricordato come un buon re hai due possibilità. Essere il re dei bei tempi, avere la fortuna di sedere sul trono in anni di buoni raccolti, oppure essere il re che guida il Paese fuori dai tempi di crisi. E se non sono tempi di crisi puoi fingere, provocare una guerra e dimostrare al paese in quale profonda crisi precipiterebbe se non entrasse in guerra. In questo caso bisogna dipingere il diavolo più brutto di quello che è. Può anche essere una guerra piccola, l'importante è vincerla."