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Plumbee atmosfere
Non è questo un giallo, nonostante l’autore sia celebre nel genere per i suoi scritti e per aver dato vita ad uno degli investigatori più iconici dell’immaginario, ovvero il Commissario Maigret.
Le finestre di fronte è invece “un grigio”. Un grigio plumbeo, monotono, angosciante, sudicio, appiccicoso, come la cappa soffocante che avvolge l’atmosfera della cittadina russa dove Adil Bey muove a disagio i suoi passi, console straniero in terra ostile.
I personaggi che popolano la scena non sono più rassicuranti degli spazi angusti e logori teatro della scena, contribuendo ad offrire un quadro desolante della miseria, della rassegnazione, del terrore e del sospetto imperanti nella periferia del più torvo regime sovietico.
La scrittura assesta il terzo colpo, definitivo, a gettare nel grigiore più profondo il lettore: le figure sono bidimensionali, asettiche e sfuggenti, la narrazione non dà adito a spannung o colpi di scena e al pari della condotta degli abitanti è rassegnata, stagnante.
Piccolo bagliore nell’oscurità: una storia d’amore, destinata però anch’essa a spegnersi mestamente, cenere sulle ceneri.