Dettagli Recensione
Viaggio a ritroso per scoprire il presente
Ogni volta che si entra nella narrativa di Patrick McGrath si abbandona la dimensione del reale per immergersi in un viaggio spesso senza ritorno all' interno della complessità della mente umana, sospesi tra verità e percezione, possibile ed inverosimile, realtà e sogno, io ed inconscio.
È un percorso all' interno di una miriade di sintomi psichici, traumi, incubi, rimozioni, volti nascosti, turbati, malati, in bilico tra psicologia e psichiatria per un autore che descrive ed analizza un mondo che ha respirato sin da bambino ( il padre era psichiatra e lui ha vissuto l' infanzia a stretto contatto con un manicomio criminale ) e che conosce alla perfezione.
I suoi romanzi potrebbero essere la rappresentazione di casi clinici, non sono thriller psicologici, semplicemente esplorazione dell' inesplorabile raccontando storie che assorbono e coagulano la sofferenza della mente umana.
Una varietà di temi, di ombre e di personaggi che recitano una parte, si nascondono, non si conoscono pienamente, in fuga anche da se'. A volte il ripetersi ossessivo di situazioni ed accadimenti può apparire stucchevole, eccessivo, quasi " maniacale " ed il significato dei termini sottende sempre svariate interpretazioni.
Ed allora cosa succede nel mondo e nella mente di uno psichiatra, come ragiona, vive, ama, tradisce, soffre, cura e si cura?
" Trauma " ne è la risposta, laddove il protagonista Charles Weir vive una moltitudine di accadimenti privati e lavorativi che ne sconvolgono l' esistenza in quella sottile linea di confine tra il reale ed il patologico, la normalità e la malattia psichiatrica, proprio come la vita stessa.
Traumi di varia natura, anche personali, il suicidio di Danny, un paziente reduce dal Vietnam, dopo lunghe e infruttuose cure post trauma, l' abbandono del tetto coniugale per il conseguente senso di colpa ( Danny era il fratello della moglie ), i conflitti intrafamigliari, con un fratello artista egocentrico, una madre depressa, un padre nullafacente ed alcolizzato, un amore patologico ( con Nora ) mai trasformatosi in rapporto medico-paziente, un se' distrutto e privato di una vita che rivive e riaccende vecchi traumi infantili.
L' origine, e qui la psicanalisi ( e Freud ), creazione novecentesca figlia della borghesia entra prepotentemente in giuoco, sta sempre nel rapporto con la propria madre. A causa sua, ci dice il protagonista, ha scelto di essere uno psichiatra, e non è l' unico, di solito sono le madri a spingerci a farlo perché le abbiamo deluse. Oggi rivive la scena che, ancora bambino, lo vedeva dietro una porta a supplicarla di farlo entrare, mentre lei ( visibilmente depressa, anche isterica ) all' interno piangeva.
E sempre lei lo accusava di essere come suo padre, non lo amava come il fratello, e considerava la professione dello psichiatra un mestiere qualunque, per chi non possedeva talento artistico..
Charles, in ogni caso, continua a rivolgersi alla madre, anche da morta, ad ingannare e deludere la moglie come se fosse lei, ma quali reali sentimenti prova nei suoi confronti, odio, amore, risentimento?
Vorrebbe tornare al focolare domestico ( dalla moglie e dalla figlia ) dove tutto ha origine perche' la maggior parte di quello che definiamo amore incarna la nostra resistenza alla prospettiva di lasciare casa.
Rivive nei pazienti la propria storia, l' ex moglie diviene amante, amica, confidente, persino sua psichiatra, iniziano gli incubi, ripetuti, l' assenza mentale, la dissociazione affettiva, non vede nessuno chiaramente, scorge solo i fantasmi degli assenti scambiando per realtà i racconti a partire dagli schemi tracciati nella prima infanzia.
È questo il trauma, un evento che accade sempre ora, nel presente, per la prima volta. Tutto ci riporta al momento iniziale, rimosso, che credevasi sogno, attratti dall' inevitabile ed imperscrutabile, l' inaspettata chiarezza porterà all' elaborazione e rimozione del trauma e, forse, ad un nuovo inizio.
Ecco che cosa ci aspetta addentrandoci tra le pagine. Un percorso ad ostacoli, tremendamente crudo e sottile nel percepito e nel significato di ogni parola, gesto, inclinazione, una suspance mentale che potrebbe stancare, persino irritare ( come una seduta psicoanalitica ) senza esito alcuno, o, per contro, attrarre ed affascinare, illuminarci, a ciascuno la propria scelta secondo gusti ed inclinazioni.