Dettagli Recensione
Trip
Viaggio nella Manchester amorale e immorale, una full immersion nel mondo della droga, del sesso, della malavita, con musica sparata ad alto volume. La storia è popolata da reduci degli anni settanta, alcuni messi male, altri peggio, ma coerenti e fedeli al proprio personaggio. Una città fredda, umida, grigia, nostalgica per ciò che è stato e non sarà più. L’intreccio è leggermente contorto ma regge, ci sono dei conti da saldare, degli imprevisti che scombinano le carte in tavola, piani alternativi da attuare.
L’autore è un giornalista, quindi sa il fatto suo, tutto sommato riesce a farsi seguire dal lettore. Lessico integrato con slang tipici di certi ambienti; temi, scenari e penna ricordano, personalmente, Irvine Welsh (Trainspotting) e Quentin Tarantino.
Superata la resistenza iniziale, scatta l’interesse. Il ritmo resta costantemente lento, coinvolgimento ed empatia scarseggiano, il finale è la parte più esplosiva.
Titolo e copertina strani, suscitano curiosità.
Chiuso il libro, resta un vago stordimento.
Concludendo, un noir originale, da provare con qualche riserva, male non fa, si può smettere quando si vuole e sicuramente non crea dipendenza.
Per capire il genere:
“ Non mi iniettavo speed nell’occhio per disperazione. Tutti hanno bisogno di qualcosa per rendersi interessante la vita. Come te con la pistola.”