Dettagli Recensione
Il rubino.
Da sempre è stata la cugina Charlotte, intelligentissima ragazza dalla folta chioma rossa e dai modi aggraziati, ad essere preparata, ad essere addestrata. E’ lei, infatti, che ha il gene; è lei la predestinata. Eppure, proprio quando tutto sembra essere scritto ed immutabile, ecco che le sorti si rovesciano rivelando che in verità la prescelta chiamata a porre in essere i salti temporali e ad adempiere alla missione dei guardiani è la poco più che sedicenne Gwendolyn Montrose. Occhi azzurri, collo da cigno e lunghi e lisci capelli neri, la giovane risulta essere chiaramente impreparata all’adempimento della missione; ella non solo non ha ricevuto alcuna forma di formazione ma non è nemmeno a conoscenza di quei misteri che avvolgono i suoi cari. Tuttavia Gwen, che è il rubino, che riesce a vedere i fantasmi e a parlare con i morti, è anche molto curiosa e quindi non si sottrae a quell’ingrato compito che la vede accompagnata da Gideon De Villers, diciannovenne, iscritto alla facoltà di medicina che già da due anni compie i cd “salti”. Superato il primo impatto e la scoperta della nuova prescelta, tra i due nascerà un sentimento che – spero – verrà, insieme alle vicende, approfondito e sviluppato nei successivi capitoli.
Caratterizzato da uno stile semplice, forse non troppo erudito ma non per questo meno fluido ed accattivante, “Red” di Kerstin Gier è un libro che si autoconclude in poche ore – io l’ho letto in meno di un pomeriggio – ma che lascia il segno. Ho avuto la fortuna di conoscerlo grazie ad una carissima amica, e se non fosse stato per lei, probabilmente non lo avrei mai letto, pentendomene (non lo avevo minimamente notato nemmeno tra gli scaffali della mia libreria di fiducia, pensate un po’!). Perché si, siamo tutti d’accordo nel riconoscere che siamo davanti ad un fantasy, che si tratta di una lettura “easy”, ma è anche vero che a volte questo genere di elaborati servono. Per staccare la spina, ma anche per sognare un po’. Ultimamente, poi, di opere di questo filone che valessero la pena di essere apprezzate, son sincera, ne ho trovate poche.
Pertanto, l’opera ha una buona base di partenza, la storia funziona, i protagonisti e il mistero si fanno desiderare tanto che chi legge è spinto dalla brama di sapere ad andare avanti e avanti ancora.
Dal punto di vista contenutivo e dei personaggi, relativa è la caratterizzazione, l’autrice non approfondisce pienamente ogni loro sfumatura lasciandone alcuni, che avrebbero al contrario fortemente attratto l’attenzione tanto che molteplici sono i quesiti che suscitano nel conoscitore delle avventure, in una posizione marginale, di cornice. Lacuna a cui si somma una leggera confusione dei fatti esposti e una eccessiva prolissità nella parte iniziale; la Gier avrebbe potuto tagliare un po’ per dare maggiore rilievo alla parte centro-finale dello scritto, nel concreto la più avvincente. E’ anche vero che la stessa si concentra maggiormente sugli eventi e sul loro susseguirsi facendo ipotizzare una maggiore delineazione nei sequel. Cavilli a parte, il romanzo si fa apprezzare, e lascia ben sperare per il futuro.
Non mi sbilancio ulteriormente, ne consiglio la lettura a chi cerca uno scritto non banale con cui sognare, staccare la spina e rilassarsi.
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Brava Gier!
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Fede