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Appassionante ma...
"Il Codice del Quattro" è certamente un libro appassionante e dalla trama molto avvincente:
Un oscuro mistero grava sulle sorti di un libro e ancor di più sul suo sfortunato e misterioso autore. Cinquecento anni dopo, la tesi di laurea di un giovane laureando sembra far luce finalmente sulla questione, ma qualcuno vuole impossessarsi di questa scoperta, e sarà disposto a tutto pur di appropriarsene.
Tuttavia, il libro presenta dei difetti che ne rendono la lettura davvero sgradevole in alcuni punti.
Partendo dalla struttura della trama, essa si svolge in due archi temporali distinti, distanti però pochi mesi (forse settimane, non si capisce nemmeno bene), rendendo difficoltoso per il lettore seguire con precisione la scansione degli avvenimenti.
Un altro grave problema è la forma in senso stretto. I due autori sono un medico e uno storico, e si vede (anzi, si legge) che non sono due romanzieri. Le uniche parti davvero gradevoli sono quelle esplicative, dove pian piano si fa luce su un mistero intriso di Storia. Questo perché probabilmente gli scrittori sono nel loro elemento.
Tuttavia, se si tratta di descrivere situazioni di vita quotidiana o peggio di tensione o peggio ancora sentimentali, lo stile è veramente terribile, da tema di prima media.
Ben delineati seppure un po' troppo caratteristici i personaggi: dal topo di biblioteca al professore solitario e scontroso; passando per il ricco ereditiere al giovane di colore che si paga gli studi col lavoro... Insomma, funzionano, ma sono un po' banali.
L'unica cosa che davvero funziona e che tiene insieme il libro è proprio UN LIBRO, l'Hypnerotomachia Poliphili, testo realmente esistente e che per secoli ha affascinato gli studiosi del Rinascimento per la sua misteriosa struttura e ancor di più per la totale assenza di coesione e coerenza testuale. In sostanza, ancora oggi ci chiediamo di cosa realmente parli questo testo.
Il Libro (e la risoluzione del mistero che contiene) è anche l'unica cosa che ci tiene attaccati a questo libro, altrimenti abbastanza sconclusionato. Il finale è classicamente aperto, lasciando presagire un sequel che non c'è stato.
Per fortuna, forse.
In soldoni, l'idea è buona, la realizzazione molto meno, come purtroppo spesso capita in questo genere letterario.