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Un delitto da dimenticare
 
Un delitto da dimenticare 2017-01-10 12:42:48 cosimociraci
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
cosimociraci Opinione inserita da cosimociraci    10 Gennaio, 2017
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Omicidi di brughiera

Prima di cominciare vorrei manifestare la difficoltà iniziale nella lettura, dovuta a nomi e termini islandesi che ho faticato a leggere. Primo fra tutti, per esempio "Erano andati a caccia sulla Eyvindarstaðaheiði" e poi ancora "Tuttavia, la Eyvindarstaðaheiði era ancora poco percorribile". Ho rinunciato velocemente a leggerlo accontentandomi di sapere che è una brughiera utilizzata per la pastorizia durante il periodo estivo (Wikipedia docet). Anche i nomi, soprattutto Mensalder ed Erlendur sembrano saltati fuori da un romanzo di Tolkien, all'inizio mi hanno distratto molto portando la mia mente altrove.

Un buon giallo rurale ambientato in Islanda verso fine anni Settanta, che presenta due indagini molto diverse l'una dall'altra. La prima relativa ad una ragazza scomparsa molti anni prima, ed un'altra relativa ad un omicidio attuale di un uomo trovato morto nei pressi di una centrale geotermica.

Il romanzo è un po' parco, essenziale, quasi privo di suspense; ma le indagini, specialmente quella sulla ragazza scomparsa, sono molto intense ed interessanti.
I personaggi sono ben caratterizzati, soprattutto Erlendur al quale l'autore dedica un interesse particolare.

Secondo me non è difficile capire com'è politicamente schierato Indridason, visto che gli americani non ne escono fuori bene e per il rotto della cuffia. L'autore descrive bene la diffidenza tra gli americani militari, d'istanza presso l'avamposto Nato durante la Guerra Fredda, e gli islandesi, rimarcando non solo le ostilità nei confronti degli autoctoni, ma anche la discriminazione razziale che gli americani hanno nei confronti dei loro stessi compatrioti.

E' il primo romanzo che leggo di Arnaldur Indridason ma anche il secondo prequel dedicato alla gioventù dell’ispettore Erlendur e non escludo di leggere anche gli altri.

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Commenti

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Comprendo il tuo stato d'animo. Qualche tempo fa lessi "L'abitudine delle volpi" e ancora ho brividi di freddo pensando all'ambientazione glaciale del libro, che ben si rispecchia nello stile glaciale di Indridason.
Quanto alla pronuncia, abbi pazienza: inizialmente anch'io mi ero dato pena per cercare di comprendere come si leggessero tutti quei simboli letterari assenti nel nostro alfabeto, poi, capito che sono solo sfumature foniche del th inglese, ci ho rinunciato limitandomi ad associare quell'accrocchio di lettere ad un ben preciso personaggio o luogo.
Per me è stato un piacevole diversivo in un tipo di letteratura a me ignoto, però, onestamente, non so se affronterò nuovamente i ghiacciai artici dei gialli islandesi.
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