Dettagli Recensione
In trasferta
Tra popoli confinanti di solito ci si prende poco e qui pare che il belga francofono Simenon si diverta a dare una pessima rappresentazione dei suoi vicini olandesi costruendo una versione particolarmente accentuata del suo tema preferito, ovvero del verminaio che si scopre ribaltando la classica pietra. Questa volta poi la pietra è tutta bella lustra e levigata come l’ordinatissima cittadina olandese di Delfzijl, in cui Maigret viene spedito perché un francese di passaggio è accusato dall’inetta polizia dei Paesi Bassi – rappresentata ai limiti della caricatura - dell’uccisione di un professore della locale Scuola Navale. La presenza del commissario porta alla scoperta dell’intrico di relazioni tra il defunto, la moglie, la cognata, una florida ragazza vicina di casa nonché un irsuto marinaio dagli istinti solitari: come gli è consueto, il poliziotto gironzola senza una logica apparente tra il porto, i canali e le abitazioni dei singoli personaggi, osserva, fa domande in apparenza a caso (oltretutto con il problema della lingua) esibendo un’ostentata malagrazia e riuscendo infine a risolvere il garbuglio. Se la soluzione delinea con chiarezza le ambiguità degli intrecci interpersonali – e chissà quanto c’è di autobiografico in quel Popinga attratto da tutte le donne – meno soddisfacente risulta il percorso seguito per arrivarci, come se Simenon nascondesse al lettore qualche traccia o indizio evidente viceversa al suo protagonista. Efficace invece è la variante finale sulla riunione di tutti i sospettati per smascherare il colpevole: con una certa dose di sadismo, Maigret mette in scena le ore precedenti il delitto prendendola assai alla lontana in una sorta di psicodramma utilizzato per analizzare a fondo il carattere di ognuno, tanto che, in conclusione, sapere chi abbia sparato è l’informazione meno interessante.