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IL MIGLIOR KING
Ah... il miglio verde, che dire di questo libro che a mio parere, fra qualche anno sarà annoverato tra i classici. Insomma forse lo dico perchè sono pazzo o forse perchè, con il senno di poi, questo libro riesce a navigare tra numerose tematiche senza comunque tralasciare la caratterizzazione di ogni singolo personaggio..... persino il topo è caratterizzato divinamente.
Partiamo con ordine; ci troviamo ad ascoltare anzi a leggere le vicissitudini accadute nel lontano 1932 al capo carcerario Paul Edgecombe. Tutto ciò che ci viene raccontato esce fuori dalla penna dello stesso Edgcombe che 60 anni dopo decide di aprire lo scrigno dei ricordi e di trascrivere tutto ciò che rese speciale quell'anno.
Allora ci ritroviamo catapultati a cavallo tra le 2 guerre mondiali e anche se King non fa un minimo accenno a tutto ciò , si riesce comunque a sentire una certa pressione agire sui nostri protagonisti. Tale pressione all'inizio è solo una piccola scintilla nell'oscurità ma man mano che la storia si snoda tra flashback e flashforwards tale pressione aumenta. Forse tutto ciò è una mia impressione ma sapete com'è la lettura di un libro regala emozioni contrastanti ai lettori. Comunque si narrano le vicende successe nel carcere di Cold Mountain e più precisamente nel blocco E, il cosidetto braccio della morte ove si trova Il miglio verde(semplice linoleum che ha il colore di un lime andato a male).
Ora in questo braccio della morte vediamo succedersi alcuni tra i personaggi meglio riusciti a King, tra cui spiccano le figure di Coffey e Bill Warthon. Non ho scelto a caso questi 2 personaggi, perchè essi sono agli antipodi e King li ha usati come simbolo( a mio parere) del bene e del male, di Dio e di Satana..... insomma avete capito. Comunque il primo si rivela essere la incarnazione della purezza, della fragilità e della speranza. Si, è la speranza ciò che Coffey incarna meglio per varie azioni che non sto a raccontarvi per non rovinarvi il libro, comunque durante tutta la durata del libro lui viene definito come opera di Dio. Piccola digressione: io da ateo non riesco a sopportare la trattazione di temi religiosi nei libri ma King lo fa in un modo tale da rendere la questione meno teologica possibile.
Ora tornando ad analizzare i 2 personaggi vorrei soffermarmi su Bill Wharton, che esemplifica il male, esemplifica gli effetti del razzismo sulla società(riflettete bene su questo punto), esemplifica il periodo in cui vivono...ovvero un periodo non solo aggravato dalle guerre ma anche da una crisi economica che incombe su tutta la società e special modo coloro che ne sono ai margini...ovvero gli afroamericani.....Magistrale non c'è che dire.
Ora analizzerò lo stile che a mio modo di dire è degno di IT ovvero il capolavoro stilistico di King, ma non solo in alcune parti questo libro gli è superiore e questo è tutto dire. L'uso del narratore onniscente è una scelta stilisticamente perfetta a dir poco ineccepibile.
Ora per concludere vorrei sottolineare il fatto di come la storia si svolga in 2 luoghi solamente eppure il ciò non risulta opprimente anzi è un punto a favore del libro.
Questo libro è un'esperienza unica e come tale lo consiglio vivamente