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La torre nera
 
La torre nera 2016-09-06 15:32:36 Anna_Reads
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
Anna_Reads Opinione inserita da Anna_Reads    06 Settembre, 2016
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"Quale prossima volta? (ah-ah)"

Lieve Spoiler.

E alla fine Roland alla Torre Nera giunse.
Settimo (oppure ottavo se consideriamo La Leggenda del Vento, inserito a posteriori da King fra il quarto e il quinto volume) e ultimo capitolo.
Mi sono accostata con il consueto misto di aspettative (come andrà a finire?), timori (perderò qualcuno di amato? Cosa farò “dopo”?) e angosce (non mi manderà tutto in malora all’ultimo libro, vero?).
King ci fa soffrire (molto), inventa un altro buon numero di personaggi geniali, mette su carta idee strepitose e scrive – forse – l’unico finale possibile (?).
Joe Collins, Irene Tassenbaum, i Frangitori, Patrick Danville. Mordred.
La "fine” di Walter e del Re Rosso.
Jake e Roland che vanno a salvare Stephen King.
Stephen King che ricambia il favore con un post-it contro il vampiro psichico che permette a Susannah di salvare Roland dalla più risibile morte che un pistolero può fare.
Un bambino che disegna la realtà. Letteralmente.
Una Torre che alla fine è qualcosa più che familiare.
E con un Roland che – se possibile, e sembrerebbe di no – ne esce più solo e disperato di quando è entrato.
E un piccolo (ma piccolo) palpito di speranza finale.
Non so dire di più senza spoilerare ulteriormente.

Fra l’altro King questo finale non lo voleva scrivere. O meglio, non voleva farcelo leggere. In effetti aveva messo insieme una sorta di “happy end” per gli altri personaggi e aveva lasciato il pistolero ai piedi della Torre dicendo “va bene, per me finisce qui… se proprio vuoi gira pagina per il finale.”
Tutte le riflessioni sui finali di King sono buone e giuste:
“I finali sono senza cuore.
Un finale è una porta chiusa che nessun uomo può aprire.
Io ne ho scritti molti, ma soprattutto solo per la stessa ragione per cui la mattina prima di uscire dalla camera da letto, mi infilo i calzoni: perché è il costume del paese. (…)
Quella cosa che chiamiamo lieto fine non esiste.
Non ne ho mai trovato uno che fosse alla pari di «c’era una volta».
I finali sono senza cuore.
Finale è solo un sinonimo di addio.”

Tutto vero, buono e giusto, ma io non ci ho neppure pensato a non leggerlo.
So che questo finale ha “spaccato” i fans, io sono del gruppo che lo ha apprezzato.
E molto.
Non solo per il finale in sé, ma perché mette a posto anche quelle due o tre note stonate di Roland che ancora non mi suonavano nonostante il lungo flashback della Sfera del Buio.
Adesso sì.
Ora suona proprio bene, il pistolero.
Non c’è Conan Doyle, non è Sherlock Holmes, non siamo in pieno positivismo, d’accordo. Ma c’è una logica, una coerenza, una speranza.
Davvero un’esperienza grandiosa.

[PS Le note sono sette, i sentimenti umani una manciata etc etc.
Però. Ultima stagione di Doctor Who, 11° episodio – Heaven Sent (Mandato dal Cielo) – forse che il buon Moffat un occhio alla Torre lo aveva per caso buttato?
Per altro ha fatto pure bene, mica è un caso che il Dodicesimo sia il mio Dottore preferito].

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