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Le relazioni pericolose
Hanno appena fatto l'amore, lei rimane sdraiata sul letto, il corpo ancora caldo, sudato, l'afa esterna non mitiga il calore che l'avvampa da dentro, che ancora le brucia tra le gambe, anzi peggio, quasi le toglie il respiro, già carente per quanto speso affannosamente poco prima, prima che lui si staccasse da lei.
Lui è in bagno, davanti allo specchio, intento a curarsi e tamponare la ferita sul labbro provocata da un suo morso; ha la mente ancora intorpidita ma non può fare a meno di guardarla con la coda dell'occhio, tra le gambe divaricate porta ancora traccia del suo orgasmo e questo lo eccita.
Lei parla, gli rivolge delle domande, 'Tua moglie ti chiederà spiegazioni?', 'Non credo' risponde lui.
- 'Mi ami, Tony?'
- 'Penso di sì'
- 'Ti piacerebbe passare con me il resto della tua vita?'
- 'Certo'
- 'Davvero potresti vivere con me tutta la vita? Sul serio, non avresti un pò paura?'
Domande che sembrano innocue, innocenti e dolci pretese di una conferma d'amore che non sia solo sesso, non sia confinato tra le quattro pareti azzurre di quella camera, la camera azzurra dell'hotel in cui Tony e la signora Andree Despierre sono soliti incontrarsi per consumare la loro passione al riparo da occhi indiscreti, soprattutto quelli dei rispettivi coniugi.
Come poteva immaginare Tony che sarebbe stato costretto da lì a pochi mesi a dover ricordare esattamente per filo e per segno quelle parole, quelle frasi scambiate quasi per gioco con la sua amante, sotto la pressione continua degli interrogatori a cui si trova ora sottoposto come principale indiziato della morte per avvelenamento della moglie Gisele.
E signori, lasciatemi dire, la maestria di questo pregevole autore è innegabile, inconfutabile: Simenon ci regala un piccolo capolavoro che cattura il lettore sin dalla prima pagina, il coinvolgimento è totale, è come se fossimo chiamati a far parte della giuria e tenuti ad ascoltare attentamente la deposizione di Tony, la sua ricostruzione dei fatti, per poter poi esprimere il nostro giudizio.
Un giudizio peraltro non semplice, perché l'uomo condannato non è un assassino pluriomicida, non è un serial killer, ma è un uomo come tanti, con un lavoro onesto e ben remunerato, padre affettuoso e marito premuroso, forse poco fedele, forse incapace di resistere alle avances spregiudicate ed inequivocabili di una bella donna, forse travolto da una passione inaspettata ed improvvisa che ha vanificato ogni seppur esiguo tentativo razionale di opposizione; ma quanti uomini al suo posto avrebbero agito diversamente?
Una passione degenerata in follia, quelle domande avrebbero dovuto metterlo in allerta ma come poteva prevederne le conseguenze?
E quando Tony è chiamato a raccontare la sua versione dei fatti non vuole avvocati con lui, il primo a desiderare la verità è lui stesso perché ora è la sua coscienza a metterlo sotto accusa: era realmente ignaro delle intenzioni della sua amante o consapevolmente ha lasciato evolvere quel rapporto torbido sino alle estreme conseguenze?
Il processo pubblico, in tribunale, passa così in secondo piano rispetto a quello interiore dell'uomo che giudica se stesso.
E il lettore non può esimersi dall'esprimere un proprio personale verdetto: innocente o colpevole?
Quando un romanzo riesce a sottrarre il lettore dal suo mondo catapultandolo nello spazio e nel tempo in cui vive il protagonista, quando chi legge si sente talmente immischiato nella trama da preferire non interromperne la lettura sino all'epilogo finale, quel romanzo per me merita di essere considerato un capolavoro.
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Commenti
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Condivido la tua conclusione.
Federica
Anch'io l'ho trovato un capolavoro, una lettura che mi aveva catturata all'istante!
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La scrittura di Simenon è magica e mi ha conquistata proprio con questo libro!
Marta