Dettagli Recensione
Strade per ogni dove.
La prima riga di questo libro è una citazione da I Magnifici Sette (“Mister, noi trattiamo il piombo.”), abbiamo poi la nostra amata Shirley Jackson, Harry Potter (!) e nientepopodimenoche John Steinbeck e Sherlock Holmes.
Ottime premesse, almeno per me.
Dopo i due libri “decameron” un altro western, questa volta in tempo reale e non in flashback. Una piccola comunità chiede aiuto al ka-tet di Roland per essere dispensata da antico quanto sanguinario tributo.
I Magnifici Sette, si diceva, (il Minotauro etc etc…).
Troviamo una vecchia conoscenza Kinghiana: niente meno che Padre Callahan, direttamente dalle Notti di Salem.
Il prete, per qualche motivo, è in possesso di un oggetto molto pericoloso, ma estremamente utile alla complicata missione del gruppo del pistolero.
Missione resa ancora più difficile dalla gravidanza di Susannah, che – come avevamo intuito – tutto è, ma non “normale”.
Non voglio raccontare di più perché la storia è da leggere e se King si prende 600 pagine per raccontarla, un motivo c’è.
[E per inciso, per i lamentosi, che il libro è troppo lungo e i “Lupi” arrivano solo alla fine… Ma che fretta avete? Dovete prendere il treno? Se riuscite a togliere una pagina senza perdere qualcosa di bello, provateci.
Tanti auguri.]
In questo libro non abbiamo “solo” la storia dei Lupi, della comunità del Calla e di Padre Callahan, ma abbiamo tutti i personaggi del ka-tet che evolvono e in un certo senso cambiano.
Nessuno escluso.
A partire da Roland che scopre che il suo tempo è – ulteriormente – contato, riscopre il piacere di essere l’uomo di una donna e – forse – ha qualcosa più di un’intuizione del futuro che li attende. Susannah deve fare i conti con una nuova Detta, ma ben più pericolosa (e le parti in cui Mia/Susannah va a nutrirsi… son spettacolari). Devo ammettere che fin qui non ho nutrito un grande affetto per Susannah; temo che sia una questione linguistica, forse aggravata dalla traduzione, ma quel suo vezzo di aggiungere “zuccherino” e “dolcezza” in qualunque frase, a chiunque la rivolgesse mi ha indisposto non poco.
Qui invece, e ancor più nel libro successivo, senza zuccherini e dolcezze si è fatta apprezzare. E molto. Ma ne riparliamo.
Jake impara ad affinare il suo “tocco” ed affronta una gioia adolescenziale ed un enorme dolore che lo lascia molto indurito.
Eddie – un po’ in ombra, forse, o sarà che mi piace tanto e lo vorrei di più? – rimane sempre l’anima narrante ed osservante del gruppo, ma trova un inaspettato specchio in padre Callahan.
E infine cambia il gruppo stesso, che deve fare i conti con la paura, le bugie, il tempo che scorre in modo irrazionale…
Al solito King è uomo di intuizioni geniali, di quei piccoli “scarti” della realtà in cui apre brecce e crea mondi, magari con l’aiuto di un piatto affilato lanciato a dovere.
Al termine del sesto libro è venuta (un po’) meno la sorpresa e lo stordimento emotivo che avevano caratterizzato la Chiamata e le Terre Desolate. Ma solo perché quasi si comincia a farci l’abitudine. Sua Maestà tiene botta egregiamente e per me i Lupi stanno nel gruppetto dei preferiti.
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Commenti
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Non sono un'espertona di King, lo sto scoprendo anch'io.
Quello che ho letto finora non era "horror" in senso stretto... come la sua "maestra" Shirley Jackson, King spesso tratteggia un horror molto mentale e orribilmente umano.
Il ciclo della Torre Nera è un wester/epico con qualche nota horror, ma forse 8 volumi, per cominciare, sono un po' impegnativi.
Prova ad "assaggiare" "Misery non deve morire" e "Dolores Claiborne" niente spettri, lupi mannari e vampiri, ma opere - a mio parere - maiuscole.
Se ti piace, passa poi ad IT ed intraprendi il cammino per la Torre Nera.
Fammi sapere!
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