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La ragazza del treno
 
La ragazza del treno 2016-08-24 08:45:31 FrancoAntonio
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
FrancoAntonio Opinione inserita da FrancoAntonio    24 Agosto, 2016
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Una misteriosa sparizione in salsa alcolica.

Rachel è una ragazza sola, divorziata, depressa, alcolizzata; in una parola: una sbandata. Ha pure perso il lavoro per colpa dell'alcol ed ora rischia d’essere buttata fuori di casa dall'amica Cathy che la ospita e che non ne può più delle sue quotidiane crisi etiliche. L'unico momento della giornata in cui Rachel è serena è nel tragitto in treno andata e ritorno da Ashbury a Londra, viaggio che continua a fare come una pendolare per ingannare l’amica che non sa del licenziamento, Durante l’ora di viaggio lei ama vivere le vite delle persone che intravede dai finestrini del vagone; in particolare quella di una coppia, da lei battezzata coi nomi di Jason e Jess, che abita a soli quattro numeri civici dalla casa che era sua ed ora è abitata dal suo ex marito, Tom, dalla nuova moglie, Anna, e dalla loro figlia, Evie. Jason e Jess sembrano una coppia felice e lei si è invaghita della loro serenità facendola sua. Ciò sino al brutto giorno in cui non vede Jess baciare appassionatamente un altro uomo. Il tradimento della donna la ferisce come quello da lei ha subito a causa di Tom. Dopo pochi giorni, poi, esce sui giornali la notizia che Jess (il cui vero nome è Megan) è sparita, mentre il marito Scott potrebbe essere tra gli indiziati. La polizia interrogherà anche Rachel per informazioni visto che lei, la sera della scomparsa, si era recata, per l’ennesima volta, a casa del suo ex e ne era stata cacciata in malo modo. Lei, però, non ricorda nulla di quanto è avvenuto in quelle ore a causa del tanto alcol ingerito.
Scagionata da ogni implicazione con la misteriosa sorte di Megan, Rachel continuerà a interessarsi della vicenda, un po’ nel tentativo di liberare da ogni accusa Scott, per cui prova una iniziale simpatia, un po’ per scacciare la solitudine che la opprime e restare così coinvolta nella vicenda. Alla fine verrà a scoprire fatti sconvolgenti su Megan, Scott e Tom; fatti che rischieranno di costarle la vita, ma che le faranno completamente riconsiderare tutta la sua esistenza.
“La ragazza del treno” è un romanzo sconcertante, ma per il solo motivo che appare incomprensibile il successo mondiale ottenuto.
Per quasi un quarto del volume non si riesce a comprendere dove voglia andare a parare l’Autrice: se intenda, cioè, fare un libro sulle delusioni amorose o sull'alcolismo, oppure se voglia proporre una galleria di donne stressate nell'Inghilterra odierna. Quando, infine, si comprende che il romanzo dovrebbe essere un thriller si devono attendere altre 200 pagine perché il brivido (assai blando) si manifesti, peraltro in pochissime facciate dall'esito piuttosto scontato. La suspense ed il mistero che avvolgono le vicende, inoltre, sono abbastanza moderati: un lettore attento non impiega molto a individuare l’effettivo svolgimento dei fatti e la loro prevedibile evoluzione.
Lo stile, poi, è piatto e piuttosto incolore. L’A. fa raccontare la sua storia dalla voce delle tre donne protagoniste, in una alternanza di pagine di un ideale diario giornaliero personale di ognuna di loro. Di per sé poteva essere una idea vincente. Tuttavia le voci di queste tre narratrici immaginarie sono identiche, indistinguibili l’una dall'altra: praticamente è come se la stessa persona si trasformasse da Rachel in Megan ed infine in Anna, per ritornare poi Rachel. Se il lettore non presta la massima attenzione al titolo dei vari capitoli, in cui viene precisata la voce narrante, neppure comprende quale filo narrativo stia seguendo. Mi rendo conto che non è impresa facile mutare stile al mutare del personaggio coinvolto, ma ritengo che sia un impegno che l’A. deve assumersi quando si opta per una simile impostazione narrativa.
Ma la cosa che più spoglia di piacevolezza la lettura è la caratterizzazione dei personaggi: raramente capita di trovare un romanzo in cui tutti i personaggi, nessuno escluso, dai protagonisti a quelli di contorno, sono così decisamente, inguaribilmente insopportabilmente irritanti, sgradevoli, scostanti; in una parola, antipatici.
Per nessuno è possibile instaurare quel rapporto di empatia indispensabile al lettore per partecipare alle vicende narrate. Così, anche quando il libro giunge alle pagine con un po’ di pathos non si rimane coinvolti e riesce pure difficile parteggiare per qualcuno dei personaggi, anche per quelli che, ufficialmente, sono dalla parte dei “buoni”.
Concludendo: l’idea di partenza era originale e simpatica, ma è stata malamente realizzata.

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Commenti

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11 Ottobre, 2016
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Non ci sarebbe potuta essere recensione più azzeccata.
Per tutto questo è uno dei libri più brutti che abbia mai letto, anche perchè se, come è ovvio, l'autrice cerca l'immedesimazione tra lettore e personaggi non può ottenere risultato tratteggiando personaggi che forse vorrebbero incarnare le donne complesse e combattute di oggi ma in realtà sono solo infinitamente tristi nella loro superficialità, eterna adolescenza, sciatteria emotiva.

05 Novembre, 2016
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Non avrei potuto esprimermi in maniera migliore! Uno dei peggiori acquisti...già a metà del libro avevo capito chi era la persona colpevole, ma arrivando poi all'ultima pagina sono rimasta ancor più delusa dal noioso e piattissimo finale...
In risposta ad un precedente commento
FrancoAntonio
10 Gennaio, 2017
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Grazie ad entrambi per l'apprezzamento. Sono stato un po' assente dal sito e non avevo ancora letto i commenti.
In effetti quello che stupisce del romanzo recensito è il successo (quasi planetario) che ha avuto. Intendiamoci: l'idea di base era anche buona, ma mi sa che poteva essere sfruttata molto, ma molto meglio. Peccato.
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