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Il fascino di un romanzo d’altri tempi
Questo romanzo ha un sapore davvero speciale, un gusto che rimanda a scritti di altri tempi. Quello della dedizione necessaria per ideare un progetto così ampio e ambizioso. Quello della cura con cui è stato cesellato ogni dettaglio, ogni citazione e ogni sottotrama, e incastonato in una storia articolata e complessa. Quello della passione con cui sono stati delineati i personaggi - reali, intensi, sfaccettati. Tutto ciò rivela una maturità stilistica e narrativa davvero sorprendenti per un romanzo d’esordio, anche se l’esordio è, in questo caso, quello della ventottenne Donna Tartt, futura vincitrice del premio Pulitzer. E meraviglia ancor di più se raffrontato ai tanti scritti che ultimamente affollano le librerie: esili storie di una manciata di pagine che sembrano riprodursi via copia carbone per fini prettamente commerciali.
La narrazione ruota attorno a un gruppo di cinque studenti in un elegante college del Vermont, la selezionatissima classe dell’ellenista Julian Morrow, promotore di un proprio ideale estetico ed elitario di cultura. Sono giovani ricchi, bellissimi e straordinariamente competenti, avvolti da un’aura di fascino e legati da un’inseparabile amicizia. E’ facile immaginare l’attrazione che suscitano sul giovane Richard, voce narrante, appena arrivato da una misera e squallida cittadina dell’entroterra californiano. Per lui essere ammesso a questa casta significa poter accedere a un mondo di complicità e bellezza finora soltanto sognato. Ma spesso le superfici scintillanti sono solo un’illusione sotto cui si cela qualcosa di terrificante.
E così il desiderio di distinguersi si trasforma nell’ossessione di essere diversi, migliori, onnipotenti. Di potersi sganciare dai meccanismi che regolano il presente, dalle regole del campus e dalla morale collettiva. Di poter ricreare quel mondo classico che tanto li affascina, inseguendo la terrificante promessa dell’estasi dionisiaca e della perdita del controllo di sé, dandosi a alcool, droghe, orge. Di poter perseguire ogni proprio desiderio, ogni personale capriccio, fino al punto di decidere della vita e della morte. Ma l’omicidio, annunciato fin dalla prima pagina di questa sorta di memoriale, rappresenterà il baratro oltre il quale non è più possibile tornare indietro e che porterà alla luce tutti gli inganni: vittime e carnefici, bellezza e depravazione, amicizia ed egoismi, verità e apparenze.
Donna Tartt ci accompagna, con la sua prosa limpida ed elegante, in un viaggio profondo e complesso nei meandri del male: le giustificazioni e le dinamiche che ne sono alla base, il peso della colpa o della sua mancanza, e, soprattutto, le inevitabili conseguenze psicologiche che vanno a sgretolare il mondo dei protagonisti. Un tema di sicuro già incontrato in letteratura ma che trova in questo romanzo riflessioni profonde e certamente ancora attualissime.
“Alcune cose sono troppo terribili per entrare a far parte di noi a primo impatto. Altre contengono una tale carica di orrore che mai entreranno dentro di noi. Solamente più tardi nella solitudine, nella memoria, giunge la comprensione: quando le ceneri sono fredde, la gente in lutto è andata via; quando ci si guarda intorno e ci si ritrova in un mondo completamente diverso”.
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