Dettagli Recensione
Ah...l'incomunicabilità.
Sono al mio terzo Simenon (dopo "La camera azzurra" e "Lettera al mio giudice") e ancora una volta il buon vecchio Georges ha fatto centro.
Ho ritrovato quell'atmosfera cupa, un po' torbida e fumosa che tanto mi piace nei suoi romanzi, quel turbinio di pensieri che si aggrovigliano nella mente del protagonista, che ti trascina nel suo delirio, nella sua angoscia, nei suoi sospetti...unito ad una forte sensualità e passionalità che diventa motore di tutte le azioni che ne conseguono.
Qui ci troviamo di fronte ad una coppia sposata da una quindicina d'anni: lei bella, giunonica e sensuale, lui più remissivo e gracile (non solo fisicamente).
Fra loro un grande "non detto" che piano piano, lentamente, li porterà a vivere una vita isolata dal resto del mondo, chiusa fra le mura domestiche e quelle della cartoleria, di cui lei è proprietaria, e a cui si accede dalla casa attraverso una scala di ferro, appunto.
Un'esistenza votata a cercare di diventare un'unica cosa, un'unico corpo, grande intesa sessuale e poche parole.
Poi, il "sospetto" inizia ad impossessarsi di lui, fino quasi a farlo impazzire...
E qui mi fermo nella trama...perché la storia si basa tutta su questa grande tensione emotiva, capace di legarti a doppio nodo, meglio di un thriller...senza esserlo, mantenendo i connotati di un romanzo psicologico, di grande introspezione.
Simenon ci dipinge una figura femminile pazzesca: sicura di sé, erotica, dominante, strategica, manipolatrice...il trionfo di una seducente anima nera.
Lui è, invece, un uomo solo, ansioso, vulnerabile...la cui debolezza e la cui solitudine vengono fuori in tutta la loro potenza.
Un finale mozzafiato.
Un libro sulla "incomunicabilità"...simboleggiata proprio dalla scala di ferro, che, paradossalmente, mette in comunicazione due ambienti, due mondi, due verità, due persone vicine, eppure lontanissime.
Superare quella scala di ferro significherà raggiungere la libertà/verità o precipitare nell'abisso???
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