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Il battito del sangue
 
Il battito del sangue 2016-07-24 08:05:35 Pupottina
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Pupottina Opinione inserita da Pupottina    24 Luglio, 2016
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Incendio. Il valzer dei morituri

È un onore che una scrittrice di fama mondiale, come Tess Gerritsen, apprezzi testi fondamentali della saggistica made in Italy. Tess Gerritsen ha abbandonato la sua celebre serie di medical thriller, divenuta una lunga lista di bestseller, che hanno come co-protagoniste la detective Jane Rizzoli e il medico legale Maura Isles, ma non ha cambiato il suo stile avvincente e le tecniche narrative appropriate, per generare tante aspettative e quel brivido di suspense. Soltanto la trama stupisce per l'originalità e per l'ambientazione. È un vero e proprio tributo agli affezionati lettori italiani che, nonostante siano rimasti un po' spaesati dalla novità, non hanno potuto non apprezzare IL BATTITO DEL SANGUE, un omaggio all'arte, all'architettura e alla musica italiana, ma anche alla storia drammatica e gloriosa del popolo che abita questo splendido Paese. Roma e Venezia fanno da sfondo al romanzo che raccoglie due generi diversi e due narrazioni, apparentemente indipendenti, ma destinate ad intrecciarsi. C'è una componente paranormale da thriller psicologico, quella di Julia Ansdell con le sue paure e paranoie. E c'è un'altra storica che narra il periodo delle deportazioni degli ebrei nel campo di smistamento della Risiera di San Sabba.
"Incendio", misterioso spartito di un inedito valzer, scritto da uno sconosciuto compositore, "è l'anello principale di una concatenazione di prove" che congiunge le narrazioni delle due vicende: la prima ambientata al giorno d'oggi; la seconda tra il 1938 e il 1944.
Nella prima vicenda, non c'è situazione più thriller per una madre del sentire la propria figlioletta di tre anni intonare una cantilena ("male a mamma, male a mamma"), per vantarsi di averla letteralmente ferita o per aver fatto qualcosa di profondamente malvagio.
"Ecco l'altra faccia della maternità, quella di cui nessuno parla mai, quella che non è tutta rose e fiori. Nessuno ti dice che il figlio che ha nutrito nel grembo, dal quale ti aspettavi amore e gratificazione senza limiti, ti succhierà il sangue come un parassita."
Nella seconda vicenda, c'è l'incontro tra due persone destinate ad amarsi profondamente negli anni a seguire. Ma il loro amore non nasce sotto una buona stella a causa del periodo storico in cui vivono. È avvolto da una funerea luce che non viene rischiarata nemmeno dalle melodie che i loro strumenti fanno risuonare.
È un ottimo thriller, un capolavoro che eleva il livello, già superlativo, di una scrittrice notoriamente affermata. Ho apprezzato questo thriller, incalzante, come al solito, ma che intreccia l'orrore della mente, che scivola nel demoniaco, all'orrore della storia in tutta la sua malvagità. C'è, da un lato, la singola mente che vede e percepisce il male, e, dall'altra, la follia di una individualità, che si sente tanto superiore alle altre da voler sterminare un'intera razza.
"L'orrore mi toglie la voce. Non voglio sapere altro. Resto lì, paralizzata a guardare." Invece, la scrittrice prende apertamente posizione nel narrare una grande pagina nera della storia e, nel farlo, non tralascia di dar sfogo a sentimenti drammatici, di sdegno e di speranza.
Inaspettato il finale che arriva dopo una lunga serie di colpi di scena e di depistaggi narrativi per non permettere al lettore di arrivare troppo facilmente alla soluzione del complesso enigma psicologico.

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La Gerritsen mi piace, il tributo agli italiani ancora di piu'.
Lo prendero',grazie!
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