Dettagli Recensione
CENTRAL PARK
Tra me e “Central Park” è stato amore a prima vista.
Mi ispirava molto la grafica e l’idea della copertina ritraente una giovane donna che ammira la maestosa New York mi è sembrata originale.
Quando ho letto poi le poche righe di sintesi del trafiletto,non ho potuto fare a meno di acquistare questo libro.
La storia è suddivisa in quattro parti, ognuna strettamente concatenata con la precedente, ed è narrata impeccabilmente con maestria dove in nessuna parte risulta troppo artefatta o forzata.
E’ un thriller ben riuscito, calibrato in ogni sillaba e piacevole da leggere.
Il romanzo racconta di una giovane donna, Alice, che una mattina si ritrova misteriosamente incatenata da un paio di manette ad uno sconosciuto su una panchina di Central Park.
Non sa come è arrivata fin lì, essendo lei una famosa investigatrice a capo della Crim di Parigi, e l’uomo con cui si risveglia è Gabriel, pianista Jazz americano che la sera precedente si trovava a Dublino per un concerto.
I due rimangono sconvolti, inspiegabilmente perplessi dalle dinamiche della sera precedente e sorpresi più che altro di trovarsi insieme in una città diversa da quella che si aspettavano. Immersi nella parte più nascosta e selvaggia di Central Park si ritrovano senza soldi e senza cellulari, costretti a trovare un modo per spostarsi e con pochi indizi su chi li ha portati fino a lì e perché. Entrambi hanno un passato difficile che sembra caratterizzarli e a mano a mano che il racconto procede,evidenziando le varie tappe dell’avventura che intraprendono Alice e Gabriel alla ricerca di indizi, viene ad esser mostrato un punto in comune.
Gabriel in realtà non è chi dice di essere: è un agente dell’FBI in missione a Dublino per cercare un uomo che sembra aver segnato e turbato l’esistenza di Alice, Erik Vaughn.
E’ una caccia contro il tempo, dove inevitabilmente passato e presente si fondono ed emerge la triste verità che attanaglia il cuore di Alice: il suo bambino e suo marito sono stati vittime involontarie di un uomo spietato che ha ucciso molte donne a Parigi e che ha quasi fatto lo stesso con la giovane investigatrice.
Insieme cercano un modo per rintracciarlo e per arrestarlo, in modo che possa finire la strage di donne che continua perpetrarsi per colpa sua e per porre fine a un triste capitolo che da anni terrorizza i residenti del XVI e il XVII Arrondissement di Parigi.
Il proseguo è tutto tranne che scontato: tra il kit di CSI comprato in un negozio di giocattoli, impronte fatte analizzare di nascosto,telefonini e macchine rubate,
una valigetta recuperata nel deposito del Greenwich Hotel e inseguimenti con pattuglie della polizia tutto prende un piega decisamente diversa.
Anche quando tutto sembra esser chiaro e ormai scontato, Musso non ci lascia a bocca asciutta: il colpo di scena è proprio nella pagina successiva e niente è davvero come sembra.
Ho trovato questo libro coinvolgente, ben scritto e ben articolato. Se devo però fare una critica credo che alla fine della parte terza la storia risulti un po’ incerta, ma vi consiglio di non smettere di leggere e accantonare il libro perché è proprio nella parte successiva che tutto diviene chiaro.
Arrivata alla fine devo dire che non ho potuto fare a meno di dire: “ ho trovato un buon libro”.
Le ultime pagine intitolate “CI SARANNO…” sono molto belle, ma la citazione che più mi è rimasta è senza dubbio questa :
“Nell’esistenza ci sono momenti in cui si apre una porta e in cui la nostra vita si proietta verso la luce. Rari momenti in cui qualcosa, dentro di noi, si dischiude. Si fluttua in assenza di gravità, si corre su un’autostrada senza limiti di velocità. Le scelte diventano chiare, le risposte sostituiscono le domande, la paura lascia il posto all’amore.
Bisogna averli conosciuti, quei momenti lì.
Raramente durano”.
Voto: 4,3 su 5