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BLACK-EYED SUSANS
Le Black-Eyed Susan sono una varietà di margherite, hanno i petali gialli e al centro sono nere, niente a che vedere con le nostra classiche margheritine.
Tessa le odia. Non le può vedere. La riportano a quel campo, quando era con le altre Susan, sotto terra, l'unica sopravvissuta al serial killer che le ha rapite.
Oggi la Tessie di allora è una mamma di un'adolescente che ha all'incirca la sua età all'epoca dei fatti, quando uno sconosciuto la rapì, ma non la uccise, la gettò in una fossa, liberandosi di lei e delle altre ragazze, mucchi di ossa e vestiti usati... sono passati quasi vent'anni... la memoria non è ancora chiara, tutto è ancora confuso, ma le Susan che la perseguitano da quando il presunto assassino è stato incarcerato le danno un'unica sola certezza: l'uomo che è in carcere non è il vero responsabile, il mostro è ancora là fuori pronto a colpire e lei ha solo un modo per salvarsi: ritornare indietro con la memoria, cercare di ricordare ogni minimo dettaglio apparentemente inutile e insignificante ma pieno della realtà dei fatti.
E così Tessa ripensa a Tessie, Tessie ritorna da Tessa, le loro memorie si intrecciano, le loro vite anche, ritornano a quei pomeriggi con Lydia, alle sedute dal dottore, alla sua temporanea cecità, ai racconti del nonno.
La verità sta per tornare a galla.
Le Susan sono ancora vive e si fanno sentire, reclamano vendetta e giustizia.
L'intreccio della trama è talmente ben articolato che il lettore pensa di carpirne la verità per poi comprendere di aver preso un abbaglio... la fine è inaspettata, vi basti sapere che giustizia sarà fatta e che le Susan avranno finalmente la loro vendetta.