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Alea iacta est
Uno dei mezzi moderni più rapidi che ha a disposizione un aspirante scrittore per tentare di farsi conoscere è il cosiddetto self-publishing, una realtà in crescita costante che a fronte di milioni di volenterosi appassionati rimasti sconosciuti, ha permesso di emergere ad autori come Amanda Hocking e Hugh Howey. Anche “Il cappotto della macellaia”, romanzo a tinte noir scritto dall’argentina Lilia Carlota Lorenzo, ha raggiunto vette tali in termini di vendite derivanti dall’auto-pubblicazione da non poter non attirare l’attenzione delle case editrici.
Questo simpatico libro, ambientato nel 1943 in un minuscolo paese della pampa argentina, ha preso spunto da un fatto di sangue realmente accaduto e che l’autrice ha appreso dalla madre e dalla nonna, che erano solite frequentare la località.
Palo Santo. 207 abitanti. Tutti sanno tutto di tutti, in una sfilza infinita di pettegolezzi paesani.
Una realtà tanto piccola quanto autosufficiente. Una strada, un emporio, una parrucchiera, una merciaia affascinante e audace, un macellaio con a carico una figlia ingorda e una moglie superba, una sarta, uno sfaticato cacciatore, una scuola, un barbiere in pensione e una telefonista. Ognuno convinto che la vita avrebbe potuto servirgli un mazzo di carte migliori.
Ma questo “non impedisce agli abitanti di sentirsi come se vivessero nell’ombelico del mondo. Non se ne andrebbero mai”.
E certamente non se ne andrebbero proprio ora che sta per avvicinarsi la data di un matrimonio, uno dei pochi eventi capaci di spezzare la monotona routine di Palo Santo.
Il testo, da affrontare con leggerezza e divertimento, sorprende per la vivacità di uno stile ironico e grottesco, con una genuina dose di cattiveria e scurrilità necessarie a tratteggiare una schiera di comparse universalmente negative. Ed è curioso paragonare le dinamiche sociali tra i bizzarri personaggi, costretti dal destino e dalla geografia ad una convivenza forzata in un luogo ristretto, a tutte quelle situazioni che ci vedono protagonisti di piccoli microcosmi, siano essi una classe scolastica, una famiglia o un ambiente lavorativo, dove può capitare che incomprensioni, insoddisfazioni e gelosie abbiano talvolta la meglio sul quieto vivere.