Dettagli Recensione
Moriremo. Ma saremo magnifici.
La Chiamata dei Tre – Stephen King, 1987.
II Volume del ciclo de La Torre Nera.
Ho fatto passare quasi due anni e forse più fra il primo e il secondo volume di questa saga.
Il motivo è semplice. Il precedente – L’Ultimo Cavaliere – non mi era piaciuto. Di più. Pur essendo un libellino di neanche 200 pagine avevo fatto fatica a finirlo.
Tanta.
Se è vero che tutti i salmi finiscono in gloria, è anche vero che non tutti ci cominciano e la cosa deve averla chiara anche (the) King perché al libro ha rimesso mano, ma… rien a faire, almeno per me.
Poco importa, perché, se anche avesse avuto qualcosa da farsi perdonare, be’ con la Chiamata, l’ha abbondantemente fatto, accumulando anche un credito pressoché infinito.
Ritroviamo il nostro pistolero solitario Roland, sbattuto su una spiaggia deserta non si sa bene dove a meditare sulle sibilline profezie dell’Uomo in Nero.
In realtà il tempo delle meditazioni è breve… anche perché la spiaggia non è affatto deserta come sembrava. E il nostro avrà il suo bel daffare a rimanere tutto intero. E, ad essere completamente onesti, neppure ci riuscirà.
Ferito e affamato, malato e poi agonizzante si trascina verso il suo obiettivo e verso la soluzione dell’enigma del suo rivale: trovare il Prigioniero, la Signora delle Ombre e la Morte (ma non la sua). Una porta gli si palesa dinnanzi dal nulla e si apre su un altro spazio-tempo.
Quello del suo primo obiettivo: il Prigioniero.
Eddie.
Eddie che è un eroinomane e che spaccia cocaina per la malavita.
Ma Roland scoprirà ben presto che di non essere giunto solo nel tempo del Prigioniero, ma dentro la sua mente. Dovrà portarlo nel suo mondo e coinvolgerlo nella sua ricerca, ma prima convincerlo a salvargli la vita.
Non siamo neanche a pagina 50.
E non voglio spoilerare oltre.
Aggiungo solo che in questa storia c’è anche – cosa rarissima e che accade con una certa frequenza solo a (the) King – un personaggio femminile (quasi due) che mi piace.
King veramente in gran spolvero, in questo libro. Un’inventiva tematica, linguista, di scrittura assolutamente strabiliante. I registri linguistici dei diversi personaggi, i leggeri scarti lessicali fra un mondo e l’altro, la miglior prolessi (o “flashforward” – espediente narrativo con cui si anticipa un fatto successivo rispetto alla narrazione) che abbia mai letto.
Per tacere della storia e dei personaggi.
Impossibile anche solo pensare di smettere di leggere.
(Le mie occhiaie confermerebbero).
Impossibile anche solo pensare di non cominciare immediatamente il libro successivo (Terre Desolate) anche per chi – come me – di solito preferisce centellinare le letture che ama per non farle “finire subito”.
Impossibile!