Dettagli Recensione
Piccoli assaggi
Ricca raccolta di racconti, che sono piccoli assaggi che hanno in comune solo il protagonista, l’ispettore Rebus, personaggio centrale dei più noti libri di questo autore. Il titolo della raccolta è una bella trovata, perché allude a tanti piccoli enigmi da risolvere, ma, di fatto, nasce dal gioco di parole con il nome dell’ispettore. Però quest’opera, più che una raccolta di racconti brevi, comunque autoportanti, riguardanti enigmi nuovi e cold case da risolvere, mi è sembrato più che altro un quaderno di appunti. Come se l’autore avesse raccolto da un cassetto e messo insieme tanti schizzi di storie, tanto piccole e mai tanto buone da costruirci attorno un vero e proprio giallo. Storie magari scritte in gioventù quando il suo talento era ancora informe. Storie abbozzate anche contemporaneamente alla scrittura di altri gialli. Come se l’ispettore Rebus fosse un suo compagno di vita, a cui l’autore ha dedicato la maggior parte del suo tempo, anche nei ritagli di tempo. Queste storie sono frammenti, ritagli, con un’Edimburgo cupa che fa da sfondo, con intuizioni che sono come pugnalate al buio. Ma sono leggere, evanescenti, non lasciano il segno. Sono come una ratatouille, in cui i sapori si mescolano e non ne esce nemmeno un buon ritratto del protagonista, perché le storie sono tanto brevi che non fai nemmeno in tempo a riconoscerne le caratteristiche.