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Scrivi dei libri. Scrivili per me. Per Penélope
"L'eco di parole che crediamo dimenticate ci accompagna per tutta la vita ed erige nella nostra memoria un palazzo al quale – non importa quanti altri libri leggeremo, quante cose apprenderemo o dimenticheremo – prima o poi faremo ritorno".
E cosi è stato. Ho rispolverato il libro che, più di tutti, è stato in grado di toccare certe cordicelle del mio cuore e del mio intelletto.
L'ho rispolverato dal mio personalissimo "Cimitero dei libri mai dimenticati" e rimesso al cospetto della mia attenzione. Dopo 193 recensioni non voglio soffermarmi più di tanto sulla trama. Preferisco recensire tutto ciò che questa avventura letteraria mi ha trasmesso; d'altronde si sceglie un libro anche per provare delle emozioni forti e non solo per scoprire il messaggio che porta dentro.
In realtà avevo una tremenda nostalgia; nostalgia del piccolo Daniel Sempere che nel cuore della notte non ricorda più il volto della madre scomparsa prematuramente, nostalgia di suo padre e della sua particolare libreria di famiglia, nostalgia di entrambi che nel cuore della notte visitano il
Cimitero dei Libri Dimenticati, nascosto nei meandri di una Barcellona cupa e colma di mistero. Proprio in questo luogo magico e misterioso il piccolo Daniel sceglie un libro che nasconde non solo una storia fatta di pagine e parole ma una vera e propria odissea di eventi e intrighi che si ripercuoteranno nella vita al di fuori dei libri e in quella delle persone a lui vicine.
Daniel rimarrà affascinato a tal punto da nutrire un'ossessione per l'autore del libro (Juliàn Carax) e per i segreti che tengono, la storia di Juliàn, sepolta sotto macerie di mistero.
Riprendere questo libro in mano e perdermi nuovamente nel sentiero della sua storia mi ha fatto ripensare a quei momenti in cui ti ritrovi dentro una macchina, con una persona a cui sei particolarmente legato; quando non ti curi del tempo che scorre veloce e di tutto quello che dovrai fare l'indomani. Allora inizi a parlare fino all'alba di amori impossibili, di persone orribili, di amicizia, di qualsiasi cosa ti passi per la testa finchè ti vengono due noci al posto degli occhi, finchè non senti le sfumature del cielo e dell'abitacolo in cui ti trovi cambiare lentamente e te ne vai a casa totalmente ridimensionato a catalogare tutto ciò che hai vissuto, nel silenzio.
Se sono stato eccessivamente melenso perdonatemi ma sono fatto così, dentro un libro cerco soprattutto questo.
Ci tenevo a far capire, tramite questo esempio, come entrando in un turbinio di emozioni fantastiche in cui il tempo scivola in picchiata, si fà, poi, una fatica enorme ad uscirne fuori e
mettere, nuovamente, i piedi sul terreno, a rallentare..... vorremmo sempre rimanere un pò di più, andare ancora così velocemente....
Leggere "l'ombra del vento" è stata, grossomodo, un'avventura simile per me, "non volevo abbandonare la magia di quella storia nè, per il momento, dire addio ai suoi protagonisti".
Mi sono ritrovato su un ring emotivo, fatto di carta e di parole, sono andato K.O alla 597esima pagina sotto i colpi potenti dello stile e della trama di Zafòn mentre lo schiocco del libro che si chiude sanciva la fine di un incontro emozionante che mai dimenticherò.
Consiglio "l'ombra del vento" non solo come libro, ma come strumento per pesare la propria empatia verso tutto ciò che di bello c'è nel mondo, nella vita, dentro di noi.