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Mi riprenderò la fattoria
“Il grande male” di Georges Simenon è un delitto atroce, compiuto dalla vedova Pontreau ai danni del genero epilettico Jean Nalliers. Il bieco fine dell’atto criminale è impossessarsi della fattoria che il poveretto ha portato in dote quando ha sposato Gilberte, una delle tre figlie che la vedova soggioga e amministra con personalità dominante e fiera.
La finalità viene raggiunta nonostante la sconclusionata e alcolica reazione (“Mi riprenderò la fattoria, perché è mia, perché l’ho regalata a mio figlio e mio figlio sono io! E vedremo se quelle megere…”) del padre di Jean (“Ho comprato la fattoria per centocinquantamila franchi un anno fa…. Gliene darò ottantamila”).
Al delitto assiste la Naquet, la domestica un po’ matta che, nel romanzo, si muove in modo tetro (“Vide la bassa sagoma nera della Naquet, il suo ombrello”) e con finalità imperscrutabili (“Di nuovo la Naquet! Viene fino a casa e non entra. Cosa vorrà mai?”), se non pazzesche. Il caso si complica quando un bracciante, Gérard Noirhomme, confessa di essere l’autore del delitto, istigato dalla Pontreau. La provincia insorge contro la donna e ne accentua l’isolamento…
Il romanzo vive dell’atmosfera mista, agricola e marittima, tra coltivazioni di mitili e campi trebbiati dell’Atlantico francese, nella magistrale rappresentazione di un matriarcato tenace al quale le tre figlie oppongono diverse, drammatiche reazioni.
Giudizio finale: spietato, matriarcale, incisivo.
Bruno Elpis
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Commenti
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@ Laura; sai che io, i pdf li accumulo, li salvo sulla chiavetta USB (così farò anche con questo che segnali)... e poi non li leggo! Sono troppo legato al libro... sarò fatto male! :-) Ciao!
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