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At the light of the sun
Contea di Finnmark, estremo nord della Norvegia. Uno spacciatore di hashish, in fuga da Oslo ed in cerca di redenzione, trova rifugio in un piccolo villaggio chiamato Kasund. Deve nascondersi, perché il più potente boss della droga di tutto il paese lo sta cercando. Il suo soprannome è il Pescatore, perché ha un negozio di pesce e soprattutto non smette mai di cercare un debitore, fino a che non lo ha risucchiato dall’oscurità di qualsiasi nascondiglio. Come quella volta che due dei suoi spacciatori sparirono dopo aver tentato di fregarlo, e nei mesi successivi si vociferava che le polpette di pesce del suo negozio fossero più saporite del solito, in virtù di uno sconosciuto ingrediente.
La vicenda criminale corre parallela alla descrizione della geografia del territorio, nonché a brevi ma interessanti approfondimenti socio-culturali. La particolarità dell’ambientazione e l’originalità della popolazione locale residente a Kasund suscitano curiosità. I sami sono un popolo con una forte identità culturale e si mantengono alla larga dal processo di assimilazione agli stili di vita norvegesi, finlandesi, svedesi. Praticano antichi culti religiosi, rifiutando la dissolutezza e predicando la lontananza da qualsiasi atto ritenuto colpevole di insidiare l’integrità della morale umana.
Il Finnmark è un luogo inospitale, brullo. “Sembra Marte”. Un concentrato di pascoli, corsi d’acqua da cui pescare merluzzi ed abitazioni malmesse, esposte alla potenza dominatrice della natura. Nonostante siano terre tradizionalmente associate ad un clima freddo e rigido, il romanzo è ambientato nei mesi estivi, con la costante presenza di un sole che, a causa di affascinanti fenomeni astronomici, non tramonta mai. Sarà il nascondiglio ideale per il protagonista?
Il romanzo, sequel di “Sangue e neve” e ambientato anch’esso nel 1977, conserva pregi e limiti del predecessore. Anche stavolta siamo di fronte ad un titolo minore nella vasta produzione letteraria di Nesbo, imparagonabile alla serie incentrata sul poliziotto Harry Hole (che curiosamente ha una madre di origine sami), ma comunque in grado di garantire una piacevole lettura d’evasione.