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You have to let me go
Ashecliffe Hospital è un manicomio criminale per malati mentali, specializzato in trattamenti innovativi. Sorge su un’isola al largo di Boston, Shutter Island, che in lontananza assomiglia ad un relitto sospeso sul mare. Una paziente risulta scomparsa. Il caso viene affidato al Dipartimento di Stato, in particolare all’agente federale Teddy Daniels e al collega Chuck Aule. Teddy, celebre per la sua bravura, è vittima di frequenti emicranie, rafforzate da recenti eventi traumatici quali gli orrori della seconda guerra mondiale e la perdita della moglie. Ma non è impresa facile scoprire i segreti del manicomio né quelli del dottor Cawley, sostenitore della forza della terapia della parola e dei rapporti interpersonali tra i pazienti, in un’epoca simbolo dello scontro tra la vecchia scuola fautrice dell’efficacia dell’elettroshock e delle lobotomie per la cura dei problemi psichiatrici, ed i nuovi approcci mediante psicofarmaci.
Come spesso capita nei libri di Lehane, è riduttivo definire “L’isola della paura” (titolo infelice, tanto che la versione italiana cinematografica ha saggiamente conservato quello originale) come un thriller. È un romanzo originale, ricco di colpi di scena, caratterizzato da una suspence hitchcockiana ed un’ambientazione suggestiva e claustrofobica.
Il nativo di Boston si conferma scrittore di ottimo livello, capace di passare efficacemente da un genere all’altro. Dalla saga hard boiled con protagonisti la coppia di detective Patrick Kenzie ed Angie Gennaro all’eccellente noir “La morte non dimentica” (“Mystic River”), dagli influssi storici di “Quello era l’anno” a “L’isola della paura”, che presenta alcuni tratti tipici dei cosiddetti enigmi della camera chiusa, in un affascinante percorso investigativo, psicologico, umano.
L’amore, altro tema centrale del romanzo, è simboleggiato da strazianti sequenze oniriche, peraltro degnamente raffigurate nella rappresentazione cinematografica del maestro Martin Scorsese, datata 2010, con la partecipazione di Leonardo Di Caprio, Mark Ruffalo, Ben Kingsley, Michelle Williams, Patricia Clarkson, Max von Sydow.
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Commenti
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Nel suo genere, si. È un romanzo che secondo me va al di là della somma delle sue singole parti, un thriller che riesce a farsi ricordare anche per motivi che solitamente esulano da questo genere di letteratura.
Lo considero persino superiore e meno scontato dell' altro grande libro di Lehane, " La morte non dimentica ".
Se anche il libro ha lo stesso effetto lo metto volentieri in lista, grazie della segnalazione.
Infatti, come spesso capita, il romanzo è superiore su tutti i punti di vista.
Raccomando comunque sia la lettura che la visione di entrambe le opere.
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5***** : un capolavoro, dunque?